titolo resistenza e indefettibiltà

 

 

di Mons. Donald J. Sanborn 1

 

mons. bernard fellay

 

Le variazioni introdotte dal Concilio Vaticano II e dalle successive riforme nel culto, nella morale e nella disciplina della Chiesa cattolica hanno causato la reazione di numerosi sacerdoti e fedeli che hanno deciso di resistere a tali variazioni rifiutandone l'adozione. Tuttavia, pur condividendo la critica al Concilio, questi cattolici fedeli alla Tradizione non si trovano d'accordo tra loro sulle implicazioni che comporta la loro resistenza, soprattutto per quello che concerne il grave problema posto dai rapporti con l'Autorità che ha promulgato tali cambiamenti. Giacché la Nuova Messa, il nuovo Codice di Diritto Canonico e una miriade di documenti in rottura con il Magistero bimillenario della Chiesa sono stati varati dai «papi conciliari», quale dev'essere l'attitudine dei cattolici nei confronti dell'Autorità nella Chiesa? Può un cattolico resistere al Papa e rimanere cattolico? È ancora Papa chi promulga qualcosa di dannoso per le anime?

 

 

Presentazione

 

Il sedevacantismo è la posizione teologica di quei cattolici «tradizionalisti» che con la massima certezza credono nel papato, nell'infallibilità pontificia e nel primato del Romano Pontefice, e tuttavia non riconoscono Francesco I come legittimo successore di Pietro nel primato. In altre parole, non riconoscono Jorge Mario Bergoglio come vero Papa. Il termine «sedevacantismo» è composto da due parole latine che insieme significano «la Sede (Apostolica) è vacante».

 

Nonostante i vari argomenti sollevati contro questa posizione - cioè che sia basata su una falsa aspettativa che il Papa non possa commettere errori, o che si tratti di una reazione emotiva ai problemi nella Chiesa - la posizione sedevacantista è fondata sulle dottrine cattoliche dell'infallibilità e dell'indefettibilità della Chiesa. Bisogna che il cattolico «tradizionalista» si chieda anzitutto perché ha scelto di essere tale. Perché non assiste alle Messe del Novus Ordo? Perché rigetta gli insegnamenti del Concilio Vaticano II sulla libertà religiosa e sull'ecumenismo?

 

paolo VI celebra la prima messa in italiano

Sopra: 7 marzo 1965: Paolo VI celebra la prima Messa in lingua

volgare nella chiesa parrocchiale di Ognissanti, a Roma.

 

Perché rifiuta il nuovo Codice di Diritto Canonico secondo il quale, in certe circostanze, gli scismatici e gli eretici possono, senza abiura dei loro errori e senza professione della fede cattolica, ricevere da un sacerdote cattolico i Sacramenti della Penitenza, dell'Estrema Unzione, e la SS.ma Eucaristia? Se il cattolico tradizionale risponde correttamente alla prima domanda, afferma molto semplicemente che la Nuova Messa è senza dubbio un pericolo per la fede e che, a causa dei cambiamenti radicali nell'Offertorio e nella Consacrazione, è dubbio che la transustanziazione abbia luogo.

 

paolo VI comunione in piedi

Nella stessa occasione, Paolo VI comunica i fedeli non più in ginocchio,

ma in piedi. É l'inizio della rivoluzione liturgica...

 

In risposta alla seconda domanda, il cattolico tradizionale dovrebbe affermare propriamente che gli insegnamenti che si trovano nei decreti sulla libertà religiosa e sull'ecumenismo del Vaticano II sono stati condannati dai Papi precedenti, e in particolare da Papa Pio IX nel Sillabo degli Errori. Infine, alla terza domanda, il cattolico «tradizionalista» risponderebbe sicuramente che tale legge del nuovo Codice non può mai essere considerata come legislazione vera e obbligante poiché i Sacramenti verrebbero altrimenti amministrati sacrilegamente ad eretici e scismatici. Mons. Marcel Lefebvre ebbe a scrivere in modo pertinente il 29 giugno 1976, in occasione della sospensione a divinis comminatagli da Paolo VI:

 

mons. marcel lefebvre «La Chiesa conciliare è una Chiesa scismatica, perché rompe con la Chiesa cattolica qual'è sempre stata. Essa ha i suoi nuovi dogmi, il suo nuovo sacerdozio, le sue nuove istituzioni, il suo nuovo culto, tutti già condannati dalla Chiesa in molti documenti ufficiali e definitivi. La Chiesa conciliare è scismatica, perché ha preso per base per il suo aggiornamento, principî opposti a quelli della Chiesa cattolica, come la nuova concezione della Messa espressa al nº 5 della Prefazione al (decreto) "Missale Romanum" e al nº 7 del suo primo capitolo, che attribuisce all'assemblea un ruolo sacerdotale che non può esercitare; come similmente il naturale - vale qui a dire divino - diritto di ogni persona e di ogni gruppo di persone alla libertà religiosa. Questo diritto alla libertà religiosa è blasfemo, perché attribuisce a Dio scopi che distruggono la Sua Maestà, la Sua Gloria, la Sua Regalità. Questo diritto implica libertà di coscienza, libertà di pensiero, e tutte le libertà massoniche. La Chiesa che afferma tali errori è al tempo stesso scismatica ed eretica. Questa Chiesa conciliare è, pertanto, non cattolica. Nella misura in cui Papa, vescovi, preti e fedeli aderiscono a questa nuova Chiesa, essi si separano dalla Chiesa cattolica».

 

Ma può un vero Papa separarsi dalla Chiesa di cui è capo? Per quanto questo argomento possa essere spiacevole, i cattolici «tradizionalisti» devono perciò dare una risposta a queste terribili e brucianti domande: La Chiesa conciliare è la Chiesa cattolica? Francesco I, capo della Chiesa conciliare, è un vero Papa? Il sedevacantista risponderebbe senza esitazione e senza ambiguità: no.

 

Credere altrimenti, rispondere sì alle domande di cui sopra, implicherebbe che la Chiesa cattolica ha fallito il suo scopo, che la Chiesa di Cristo non è infallibile e indefettibile, che il Papa non è la roccia su cui Cristo ha fondato la Sua Chiesa, che la promessa di Cristo di essere con la Sua Chiesa «tutti i giorni fino alla consumazione del mondo» e che la speciale assistenza dello Spirito Santo sono mancate alla Chiesa, conclusioni che nessun cattolico potrebbe mai accettare. E d'altra parte, come può un cattolico da un lato rifiutare la Nuova Messa, gli insegnamenti eretici del Concilio Vaticano II e il nuovo Codice di Diritto Canonico, e dall'altra continuare a riconoscere come vero Papa proprio colui che ufficialmente promulga e impone questi errori?

 

Sopra: il 13 novembre del 1964, mentre era in corso la seconda sessione del Concilio Vaticano II,

Paolo VI lasciò il suo trono e avanzò nella Basilica vaticana con la mitra in testa reggendo

un cuscino con la tiara. Il Papa, tra lo stupore dei presenti e lo sgomento di alcuni prelati, depose la tiara

sull'altare. A molti parve una rinuncia del potere pontificio, simboleggiato da quel copricapo.

 

Introduzione

 

Un fatto immensamente deplorato tra coloro che hanno resistito ai cambiamenti voluti dal Concilio Vaticano II (1962-1965) è che essi stessi non sono d'accordo tra loro. Perché sebbene concordino sulla necessità fondamentale di resistere alle riforme introdotte dal Vaticano II, nondimeno cercano di differenziarsi gli uni dagli altri su altre istanze. Infatti, i «tradizionalisti» impiegano la maggior parte delle proprie energie nel combattersi a vicenda, e non nel combattere i modernisti. Tale stato di cose dev'essere certamente una delizia per il diavolo, poiché questa lotta intestina indebolisce smisuratamente la resistenza al modernismo. Alla radice di quasi tutte le dispute vi è la questione della Chiesa. «Dov’è la Chiesa»?

 

La fede cattolica è da identificarsi con la religione del Novus Ordo Missæ? Si tratta di una faccenda spinosa, poiché se si risponde affermativamente - e cioè che la religione del Novus Ordo Missæ è la fede cattolica - allora la resistenza ad essa diviene scismatica, ed eventualmente eretica. D'altra parte, se la risposta è negativa, allora sorge il problema della Chiesa cattolica priva di una Gerarchia visibile. Così, la grande linea di demarcazione tra le diverse fazioni di «tradizionalisti» è costituita dalla questione della Chiesa. E poiché il Papa è il capo visibile della Chiesa, tale controversia si esprime ovviamente nei termini del «papato» di Francesco I.

 

comunione nella mano

Sopra: Sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI hanno dato la comunione nella mano.

Ecco un'altra novità introdotta dalla cosiddetta «pastorale liturgica».

 

La ragione per cui così tanti «tradizionalisti» lo considerano Papa, è che di fatto insistono che egli sia tale non perché sono innamorati della sua teologia, ma piuttosto perché per loro l'identificazione della religione del Novus Ordo Missæ con la Chiesa cattolica romana è una necessità teologica. Essi la considerano un'esigenza a causa dell'indefettibilità della Chiesa, e cioè che essa deve perdurare fino alla fine dei tempi con una Gerarchia visibile. Da ciò, essi concludono che, eretico o meno, Francesco e il collegio dei Vescovi del Novus Ordo Missæ rappresentano la Gerarchia della Chiesa cattolica, poiché essi sono stati debitamente eletti e nominati, e sono succeduti al soglio dei loro predecessori cattolici.

 

«Negate questo - essi dicono - e negherete la Chiesa. Ripudiate questa Gerarchia - essi dicono - e sarete degli scismatici, poiché vi tagliate fuori dalla Gerarchia cattolica». Tuttavia, all'interno dell'altro schieramento l'indefettibilità conduce in realtà alla conclusione opposta. Il Vaticano II è eretico. Francesco I è eretico. I Vescovi sono eretici. I nuovi sacramenti non sono cattolici e, nella maggior parte dei casi, sono entrambi dubbiosamente validi o categoricamente invalidi. Nel nome dell'indefettibilità, perciò, questi «tradizionalisti» dichiarano che è una necessità teologica che la religione del Novus Ordo Missæ non sia la fede cattolica e, conseguentemente, la Gerarchia del Novus Ordo Missæ non può essere la Gerarchia cattolica.

 

gli scismatici

Sopra: A. Villani e Figli, Giovanni da Modena. L'inferno: gli scismatici,

Bologna, chiesa di San Petronio (Cappella Bolognini).

 

Questo amaro disaccordo, che ironicamente trae origine dallo stesso principio di indefettibilità, è il risultato del fatto che quei «Papi» e quei «Vescovi» che sono succeduti, attraverso le normali vie di successione, sui seggi dei Papi e dei Vescovi cattolici preconciliari, hanno dato vita, attraverso il Vaticano II e le sue successive riforme, ad una religione che non è identificabile con la fede cattolica bimillenaria. Quindi, la questione è: in cosa consiste l'indefettibilità? Consiste nella fede? O consiste in una successione visibile dal tempo degli Apostoli?

 

La risposta è che l'indefettibilità della Chiesa cattolica consiste in entrambe, e negare l'una o l'altra sarebbe un «errore grave e pernicioso», per usare le parole di Papa Leone XIII (1810-1903). Se consideriamo il fine primario della Chiesa (e le immediate cause efficienti di salvezza), constatiamo che si tratta indubbiamente di un’istituzione spirituale; ma a riguardo degli elementi che la costituiscono e dei mezzi che conducono a tali doni spirituali, essa è anche esteriore e necessariamente visibile.

 

Per tale motivo, la Chiesa è spesso chiamata nella Sacra Scrittura Corpo, e per giunta Corpo di Cristo: «Ora voi siete corpo di Cristo» (1 Cor 12, 27). E precisamente in quanto Corpo, essa è la Chiesa visibile; e poiché è il Corpo di Cristo, essa è vivente e vivificante, perché per mezzo dell'infusione del Suo potere, Cristo la custodisce e la sostiene, proprio come la vite dà nutrimento e rende fruttiferi i tralci ad essa attaccati.

 

 «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto,

perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come

il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano» (Gv 15, 7-8).

 

E come negli animali il principio vitale è invisibile ed è reso evidente e manifesto dai movimenti e dalle azioni delle membra, così il principio della vita soprannaturale nella Chiesa è chiaramente mostrato in ciò che viene realizzato da essa. Da ciò ne consegue che quelli che arbitrariamente evocano e si immaginano una Chiesa nascosta e invisibile sono caduti in un errore grave e pernicioso. Ma ci sono anche quelli che considerano la Chiesa come un'istituzione umana che richiede una certa obbedienza nella disciplina e nei doveri esterni, ma che è priva della perenne comunione del dono della grazia divina, ed è priva di tutto ciò che testimonia, tramite costanti ed indubitabili segni, l'esistenza di quella vita attinta da Dio.

 

È certamente impossibile che la Chiesa di Gesù Cristo possa essere l'una o l'altra cosa separatamente, come se l'uomo potesse essere o il solo corpo o la sola anima. La connessione e l'unione di entrambi gli elementi è assolutamente necessaria alla vera Chiesa come lo è l'intima unione di anima e corpo nella natura umana 2.

 

Analisi della dottrina dell'infallibilità della Chiesa

 

La nozione fondamentale di indefettibilità è che la Chiesa deve perdurare fino alla fine dei tempi con la natura essenziale e le qualità di cui Gesù Cristo l'ha dotata fin dalla sua fondazione. In altre parole, è impossibile che la Chiesa cattolica subisca un cambiamento sostanziale. Può, e deve, in effetti, subire molti cambiamenti accidentali, specialmente nelle sue leggi, in modo da reagire prudentemente a circostanze diverse in epoche diverse, ma tali cambiamenti accidentali non devono mai toccare la sostanza della fondazione di Gesù Cristo.

 

Questa indefettibilità è un segno certo dell'origine e del carattere soprannaturale della Chiesa, perché nessuna organizzazione umana potrebbe attraversare duemila anni e rimanere essenzialmente identica. La sua indefettibilità è sempre più un segno della sua origine e assistenza divine, soprattutto se si considera quante volte e con quale forza i nemici della Chiesa hanno cercato di alterarla nella sua essenza. In che consiste tale natura essenziale? Quali sono queste qualità essenziali? L'indefettibilità primaria della Chiesa cattolica risiede nella dottrina.

 

 

La fede oggettivamente considerata, ossia il deposito della sacra dottrina rivelata, è il fondamento dell'intera struttura della Chiesa cattolica. Parimenti, la fede soggettivamente considerata, cioè la virtù della fede, è la base dell'intera vita soprannaturale dell'anima. Per cui, il modo più rilevante in cui la Chiesa cattolica non può errare sta nell'insegnamento della vera dottrina. Dal momento che Dio è immutabile, la dottrina della Chiesa è dunque immutabile, ed è una prova dell'assistenza di Gesù Cristo verso la Sua Chiesa che il suo insegnamento sia rimasto identico e coerente nel corso di duemila anni della sua esistenza.

 

Una sola contraddizione o incoerenza all'interno del suo Magistero ordinario e straordinario sarebbe sufficiente per provare che, in un dato momento, essa è stata privata dell'assistenza di Dio. Tuttavia, la sua indefettibilità non si limita alla dottrina, ma si estende anche a tutte quelle cose di cui è stata dotata dal suo Divino Fondatore. Sappiamo che Cristo a dotato la Sua Chiesa di una struttura e di un potere. Egli ha fondato la Chiesa come una monarchia, collocando tutti i poteri nelle mani di San Pietro. Ha istituito anche i Vescovi che, in unione a San Pietro e a lui soggetti, avrebbero governato la Chiesa nelle varie località.

 

santissima trinità

«Io sono il Signore, non cambio» (Ml 3, 6).

 

A tale struttura Egli ha conferito il potere di insegnare, di governare e di santificare l'intera razza umana. Questo potere deriva dalla missione apostolica, vale a dire l'atto di essere inviati da Cristo allo scopo di salvare le anime. Perciò, questa struttura e questa missione verso le anime degli uomini deve perdurare inalterata in tutte le epoche. Per di più, la Chiesa è investita del potere degli ordini, attraverso i quali gli esseri umani vengono resi strumenti soprannaturali del potere divino per effettuare la santificazione soprannaturale degli uomini attraverso i Sacramenti, e in particolare il Santissimo Sacramento dell'Eucaristia. Perciò la Chiesa sarebbe in errore:

  • Se cambiasse la sua dottrina;

  • Se alterasse o abbandonasse la sua struttura monarchica e gerarchica;

  • Se perdesse o cambiasse sostanzialmente o abbandonasse la missione apostolica dell’insegnamento, del governo e della santificazione delle anime;

  • Se perdesse, cambiasse sostanzialmente o abbandonasse il potere degli ordini.

L'insegnamento dell'indefettibilità è confermato da diversi documenti ecclesiastici. Il primo è la Bolla Auctorem Fidei (del 28 agosto 1794) di Papa Pio VI (1717-1799), che condannò come eretica la seguente proposizione del Conciliabolo di Pistoia (1786):

 

«In questi ultimi tempi è stato diffuso un oscuramento generale delle verità più importanti attinenti alla religione che sono le basi della fede e degli insegnamenti morali di Gesù Cristo».

 

papa pio VI

Sopra: Papa Pio VI.

 

Il secondo documento è l'Enciclica Satis Cognitum, di Papa Leone XIII. Avendo prima spiegato in cosa la Chiesa sia spirituale e in cosa sia visibile, ed enfatizzando il fatto che queste due cose sono assolutamente necessarie alla vera Chiesa, analoghe alla necessità dell'unione di corpo e anima per l'essere umano, egli poi afferma: «E poiché la Chiesa è quello che è per volontà e istituzione divina, ha da rimanere tale in perpetuo». Inoltre, il Concilio Vaticano I (1870) ha proclamato: «Il Pastore eterno e Vescovo delle nostre anime, per rendere perenne la salutare opera della Redenzione, decise di istituire la santa Chiesa» 3. Vi sono altresì molti scritti dei Padri che sostengono l'indefettibilità della Chiesa, e d'altronde questo è l'insegnamento universale dei teologi.

 

Il problema

 

Come si concilia il presente stato della Chiesa cattolica con l'indefettibilità? Questo problema, con le sue diverse soluzioni, è alla radice della maggior parte delle controversie tra quanti sono rimasti fedeli alla Tradizione. Il problema si pone più direttamente in questo modo: dov'è la Chiesa? Poiché nessuno può errare nel seguire la Chiesa cattolica, almeno nei suoi compiti essenziali di insegnamento della dottrina, di guida delle anime verso il Paradiso attraverso le sue leggi generali, e nel suo compito di santificare le anime per mezzo di Sacramenti validi.

 

Perciò, allo scopo di salvare la propria anima, basta semplicemente sapere dov'è la Chiesa. Uno può e deve, in perfetta buona fede, seguire l'insegnamento e i precetti della Chiesa in maniera da salvare la propria anima; porsi contro questi precetti equivale ad essere eretici, scismatici o almeno gravemente disobbedienti. In ogni caso, una persona potrebbe non salvare la propria anima. Tale particolare questione è altamente problematica per il fatto che non importa come si risponde a riguardo della religione del Novus Ordo, ossia se essa possieda o meno la fede cattolica, ma rischia di incorrere nel grave problema dell'indefettibilità:

  • Se si risponde che il Novus Ordo è cattolico, allora ci si imbatte nell'immane problema dell'abbandono dell'insegnamento, della defezione della legislazione generale della Chiesa e della defezione dei Sacramenti. Esso riduce all'assurdità - senza far menzione del peccato di disubbidienza e di scisma - la resistenza sistematica al Novus Ordo opposta dai «tradizionalisti».

  • Se, d'altra parte, si risponde che il Novus Ordo non è cattolico, allora ci si trova ineluttabilmente di fronte al problema di trovare la Chiesa visibile, poiché sembrerebbe che l'intera Gerarchia cattolica abbia apostatato e creato questa nuova sétta non cattolica. Così, la risposta affermativa conduce alla defezione delle qualità spirituali essenziali della Chiesa.

assisi 2016 - bergoglio

Sopra: Assisi, 20 settembre 2016; Francesco I durante l'ennesimo incontro

interreligioso di preghiera per la pace insieme ai leader delle religioni mondiali

(eretici, scismatici, islamici, ebrei, pagani, ecc...).

 

Posta in altro modo, la risposta affermativa sembra condurre all'abbandono della missione della Chiesa, dal momento che la risposta negativa sembra condurre a una defezione della sua struttura. Tuttavia, sappiamo da Papa Leone XIII che entrambe sono assolutamente necessarie per la Chiesa, come il corpo e l'anima per la natura umana, e che entrambe devono durare fino alla fine dei tempi in modo che la Chiesa sopravviva grazie alla sua indefettibilità. Ecco che si possono scorgere facilmente le cause dell'aspra controversia, poiché ciascuna fazione percepisce sé stessa come l'autentica salvatrice della Chiesa.

 

Una fazione, quella che sostiene la cattolicità del Novus Ordo, considera sé stessa come quella che afferma la struttura visibile della Chiesa contro quelli che invece la vorrebbero abbandonare, mentre l'altra fazione, quella che non considera cattolica la religione del Novus Ordo, si considera quella che afferma la purezza spirituale e dottrinale della Chiesa contro quelli che la vorrebbero macchiare associandola al Novus Ordo. E poiché c'è in corso una battaglia per la Chiesa stessa, i «tradizionalisti» combattono molto più aspramente tra loro che non contro il Novus Ordo.

 

Le soluzioni

 

Esistono essenzialmente tre soluzioni proposte per risolvere questo problema:

  • La soluzione dell'Ecclesia Dei (o del motu proprio Summorum Pontificum);

  • La soluzione lefebvriana;

  • La soluzione sedevacantista.

Si sarebbe portati a pensare che esistano solo due soluzioni, essendovi qui solo due principî in gioco, ossia l'integrità materiale della Chiesa da una parte e quella spirituale dall'altra. Ma, come vedremo in seguito, la soluzione lefebvriana è un ibrido di entrambe, che combina virtualmente in un'insalata tutti gli elementi degli altri due sistemi. Esaminiamo nel dettaglio ciascuna di queste soluzioni.

 

La soluzione proposta dall'Ecclesia Dei

 

Il 5 maggio del 1988, l'Arcivescovo Marcel Lefebvre (1905-1991) firmò il tanto discusso Protocollo dell'8 maggio 1988 col quale egli siglò un accordo preliminare con la Gerarchia del Novus Ordo. Tale accordo richiedeva il riconoscimento della Fraternità Sacerdotale di San Pio X come Istituto di diritto pontificio in cambio di certe assicurazioni da parte della Fraternità stessa, tra cui l'accettazione del Concilio Vaticano II, del nuovo Codice di Diritto Canonico, della validità di tutti i nuovi riti sacramentali e della legittimità di Giovanni Paolo II (1920-2005). Questo accordo venne ritrattato il giorno successivo da Mons. Lefebvre per il fatto che egli non aveva gradito i prelati designati a far parte della «Commissione per la Tradizione», e perché non aveva gradito la data di consacrazione stabilita da Giovanni Paolo II.

 

Sopra: 17 aprile 1990; l'allora Cardinale Ratzinger celebra la Messa tridentina a Wigratzbad,

in Baviera, con don Josef Bisig (a destra), superiore della la Fraternità San Pietro.

 

Il 30 giugno 1988, Mons. Lefebvre consacrò così quattro Vescovi senza il mandato di Giovanni Paolo II, e venne immediatamente scomunicato con un motu proprio redatto il 2 luglio 1988 da Giovanni Paolo II, intitolato appunto Ecclesia Dei. Alla vigilia di questo evento, un numero significativo di sacerdoti e seminaristi del gruppo lefebvriano si distaccò e accettò i termini del Vaticano originariamente contenuti nel Protocollo. La Fraternità San Pietro fu così fondata, e la Commissione Ecclesia Dei fu costituita per sovrintendervi; da qui il nome di tale soluzione.

 

Coloro che aderiscono a questo sistema accettano la Gerarchia del Novus Ordo come Gerarchia cattolica, e accettano il Concilio Vaticano II e tutte le successive riforme. I modernisti hanno loro concesso di adottare il Messale del 1962 di Giovanni XXIII (1881-1963) e di gestire un seminario e un Istituto in base a direttive più o meno pre-conciliari. La loro soluzione, perciò, consiste nell'aderire alla Tradizione sotto gli auspici e in obbedienza alla Gerarchia del Novus Ordo. La loro adesione alla Tradizione, quindi, non è considerata come una difesa della fede contro i modernisti, ma piuttosto come una preferenza, qualcosa come la Chiesa Alta nella comunione anglicana. Non dovrebbe sorprendere, quindi, che essi invitino famosi potentati del Novus Ordo (come l'entusiasta vaticansecondista Ratzinger) a dir Messa per loro.

 

La soluzione proposta dai lefebvriani

 

La soluzione lefebvrista, in poche parole, è la seguente: riconoscere l'autorità di Francesco I, ma non seguirlo nei suoi errori. Sebbene sia molto difficile costringere i lefebvriani ad una enunciazione permanente di posizioni e, in qualche modo, coerente, le loro attività e le loro dichiarazioni prese collettivamente danno luogo alla descrizione or ora esposta. Mons. Lefebvre insisteva sul fatto che tutti all'interno della Fraternità Sacerdotale San Pio X consideravano Papa Giovanni Paolo II (e ora Francesco I), ed era solito epurare da detta Fraternità chiunque sostenesse pubblicamente il contrario.

 

Egli trattò sempre i modernisti come se avessero autorità, cercando la loro approvazione per la sua Fraternità. Come soluzione della crisi modernista, Mons. Lefebvre predicò un movimento popolare tradizionale che in ogni Diocesi del mondo reclamasse a gran voce sacerdoti tradizionalisti e rifiutasse quelli modernisti. Egli temeva che la soluzione sedevacantista avrebbe mandato in pezzi tale movimento, poiché pensava che affermare che Paolo VI (1897-1978) non era Papa fosse troppo difficile da accettare da parte della persona media. All'evidente problema dell’obbedienza che la sua posizione poneva, Mons. Lefebvre replicava che nessuna autorità, inclusa quella pontificia, ha il diritto di imporci di fare qualcosa di sbagliato. Il Novus Ordo ha torto.

 

marcel lefebvre

Mons. Marcel Lefebvre.

 

Perciò il Papa non può obbligare nessuno ad accettare il Novus Ordo. Questo ragionamento portò alla necessità di vagliare il Novus Ordo confrontandolo con il cattolicesimo. Come l'uomo che estrae pepite d'oro nascoste nel fango, così il cattolico deve setacciare il «magistero» e i decreti di Paolo VI, di Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e di Francesco I per trovare le pepite della vera fede. Tutto ciò che si rivela tradizionale dev'essere accettato, e tutto ciò che è in odore di modernismo dev'essere rifiutato.

 

E dal momento che Mons. Lefebvre è diventato il leader di quelli che hanno aderito alla battaglia in favore della Tradizione, la sua parola è divenuta l'immediata norma di fede e di obbedienza per centinaia di sacerdoti e per decine di migliaia di cattolici. In questo modo, la supposta autorità di Giovanni Paolo II non era sufficiente per indurre all'obbedienza la mente e la volontà dei cattolici fedeli alla Tradizione, ma doveva essere avvalorata dall'approvazione di Mons. Lefebvre.

 

Questo ruolo di setaccio che la Fraternità ha acquisito è stato gelosamente custodito, e chiunque ha osato ignorarlo è stato considerato un sovversivo e alla fine espulso. Allo scottante quesito - se il Novus Ordo sia o meno cattolico - Mons. Lefebvre e i suoi seguaci hanno dato risposte che accontentano entrambe le parti. È assai difficile dire cosa essi pensino a questo riguardo. Durante l'«estate rovente» del 1976, Mons. Lefebvre riferendosi alla Nuova Messa parlò di una «Messa bastarda», e al Vaticano II come ad un Concilio scismatico, e alla Chiesa Conciliare come a una Chiesa scismatica. D'altra parte, si è ben guardato dal dire che la Nuova Messa è intrinsecamente peccaminosa e che tutti i nuovi sacramenti non sono certamente validi.

 

messa bastarda

Sopra: il rito di Paolo VI che Mons. Lefebvre definì «messa bastarda».

 

Questa linea di ragionamento indica che i lefebvriani considerano come una necessità che il Novus Ordo sia ritenuto intrinsecamente virtuoso e valido, in quanto capiscono che è impossibile che la Chiesa cattolica produca del male o riti invalidi. Questa insistenza sul fatto che i nuovi riti sarebbero buoni e validi denota invero che essi considerano la religione del Novus Ordo come la fede cattolica.

 

A dispetto di ciò, essi pronunciano dichiarazioni che sono completamente incompatibili con la posizione secondo cui la religione del Novus Ordo sarebbe la fede cattolica. Ad esempio, in occasione delle consacrazioni episcopali del 1988, essi rilasciarono la seguente dichiarazione, firmata dall'allora Superiore Generale don Franz Schmidberger e da molti superiori di distretto:

 

«Non abbiamo mai voluto appartenere a quel sistema che si fà chiamare "Chiesa conciliare" e che si identifica con il Novus Ordo Missæ [...]. I fedeli hanno il preciso diritto di sapere che i sacerdoti che li seguono non sono in comunione con una chiesa contraffatta».

 

franz schmidberger - joseph ratzinger

Sopra: don Franz Schmidberger, per molto tempo Superiore Generale

della Fraternità San Pio X, stringe calorosamente le mani a

Benedetto XVI, capo della «chiesa contraffatta».

 

Ma non è forse Francesco I il capo di questa «chiesa» falsificata che si identifica nel Novus Ordo Missæ? Dobbiamo dunque concludere che essi
non sono in comunione con Bergoglio? Se non è così, perché essi insistono nel dire che egli è Papa? Come può un cattolico non essere in comunione con il Papa? Essi credono di salvare l'indefettibilità riconoscendo la Gerarchia del Novus Ordo come la Gerarchia cattolica, e riconoscendo il Concilio Vaticano II e le sue riforme come solo estrinsecamente cattive, ossia soggette a cattive o, in qualche modo, fuorvianti interpretazioni.

 

Uno di loro ha recentemente scritto in una lettera indirizzata ai benefattori della Fraternità Sacerdotale San Pio X: «Questo è il motivo per cui insistiamo nel riconoscere il Papa e la Gerarchia, nonostante non ci sentiamo affatto in comunione con loro». Questa frase è la più descrittiva della loro posizione, la quale combina due cose che sono intrinsecamente incompatibili, ovvero riconoscere come Papa Francesco I, ma non essere in comunione con lui nella stessa Chiesa. Il lettore deve capire che gli atti e le dichiarazioni rilasciate dai lefebvriani nel corso degli anni non hanno, a dir poco, seguito una linea coerente, e che perciò è assai difficile determinare esattamente cosa essi pensino.

 

Tuttavia, applicando una certa ermeneutica, penso che sia giusto dire che essi considerano Francesco I capo di due Chiese distinte: quella cattolica e quella conciliare. Come capo della Chiesa cattolica, essi gli sono fedeli; come capo della Chiesa conciliare, essi gli si oppongono. In ultima analisi, era Mons. Lefebvre (e ora lo è Mons. Bernard Fellay) a decidere cosa fosse cattolico nei decreti e nelle azioni di Giovanni Paolo II e cosa invece fosse conciliare, e quindi cosa doveva essere accettato e cosa doveva essere rifiutato. Ora che egli è dipartito, non sembra esservi nessuna figura emergente capace di guadagnare la fedeltà dei seguaci nel modo in cui lo faceva Mons. Marcel Lefebvre, fedeltà che è essenziale alla loro unità.

 

fellay - ratzinger

Sopra: Mons. Bernard Fellay e sullo sfondo la foto del «Santo Padre»,

al quale però si può e si deve disobbedire quando non agisce o non parla da cattolico.

 

La soluzione proposta dai sedevacantisti

 

Il principio fondamentale di tale soluzione è che è impossibile associare il Novus Ordo e la Chiesa Cattolica. È impossibile, dicono i sedevacantisti, a causa dell'indefettibilità della Chiesa in questioni di fede, di morale, di culto e di disciplina. Se si ammette che i cambiamenti apportati dal Novus Ordo in tali questioni provengono dalla Chiesa cattolica, allora si deve ammettere che la Chiesa cattolica è caduta nell'apostasia.

 

Per cui, questi cambiamenti contraddicono sostanzialmente la fede, la morale, il culto e la disciplina della Chiesa cattolica. Ma è impossibile che la Chiesa cattolica cada nell'apostasia. Perciò è inammissibile che questi cambiamenti procedano dalla Chiesa cattolica. Quindi, è impossibile che coloro che hanno attuato questi cambiamenti (vale a dire, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco I) godano della giurisdizione della Chiesa cattolica, ossia della missione affidata da Cristo di governare i fedeli.

 

Se avessero goduto di tale giurisdizione, avrebbero usufruito dell'infallibilità in questioni di fede, di morale, di culto e di disciplina, poiché è impossibile per questa autorità insegnare qualcosa di falso o prescrivere qualcosa di peccaminoso per la Chiesa. Il sedevacantista, perciò, insiste sul fatto che non si può considerare la Gerarchia modernista come la Gerarchia cattolica, poiché, in tal caso, l'eresia, il sacrilegio, i sacramenti non validi, l'errore e le leggi peccaminose verrebbero associati all'Immacolata Sposa di Cristo, rendendo assurde le parole del Signore: «Chi ascolta voi, ascolta me» (Lc 10, 16).

 

disputa di lipsia

Sopra: la famosa disputa di Lipsia del 1519 tra Martin Lutero e il teologo Cattolico Johannes Eck.

Quest'ultimo ribatté gli errori dell'ex frate affermando che la Chiesa è infallibile nel suo

magistero ordinario. Lo stesso Lutero lo chiamava il maiale di Ingolstadt e il «Dottor Scrofa».

 

In breve, la posizione sedevacantista afferma che la Gerarchia modernista non può possedere l'autorità cattolica che sostiene di possedere, perché la vera autorità cattolica è preservata, per mezzo dello Spirito Santo, dal commettere ciò che i modernisti hanno commesso. L'obiezione più ovvia a tale posizione è che la defezione in massa della Gerarchia crea uno stato di vacanza universale delle sedi, e in tal modo distrugge la visibilità della Chiesa. Il sedevacantista replica che la vacanza del Soglio pontificio o episcopale non è incompatibile con la visibilità della Chiesa, dal momento che la Chiesa resta visibile durante i periodi di vacanza che si verificano alla morte di ogni Papa o Vescovo.

 

Se da una parte la durata della vacanza della Sede mette certamente la Chiesa in agitazione, dall'altra non vi è nulla di intrinsecamente contrario alla natura della Chiesa in tale vacanza. Inoltre, il sedevacantista sostiene che identificare i modernisti con la Gerarchia cattolica non salva la visibilità della Chiesa cattolica, ma mantiene semplicemente la visibilità di una «chiesa» eretica. In altre parole, l'indefettibilità non viene salvata da una teoria che identifica la Gerarchia modernista con la Chiesa cattolica, ma piuttosto viene distrutta da tale teoria. Perché la fede - argomenta il sedevacantista - è molto più importante della visibilità della struttura della Chiesa, ovvero esiste una dipendenza della visibilità della Chiesa dalla fede della Chiesa, e perciò, non è sufficiente per la visibilità della Chiesa che qualsivoglia struttura sia meramente visibile, ma serve piuttosto una struttura che professi la fede cattolica.

 

Un'organizzazione visibile che non professa la fede cattolica può essere un'organizzazione visibile, ma non è la Chiesa cattolica. Un numero considerevole di sedevacantisti si rifà alla teoria materialiter-formaliter - la cosiddetta Tesi di Cassiciacum ideata da Padre Michel Guérard des Lauriers o. p. (1898-1988) - una teoria largamente fraintesa che afferma semplicemente che sebbene la Gerarchia modernista non goda di alcuna giurisdizione, nondimeno, l'aspetto formale dell'autorità porta avanti la successione materiale della Sede pontificia e di quelle episcopali.

 

guérard des lauriers

Sopra: Mons. Michel Guérard des Lauriers.

 

I sostenitori di questa tesi affermano perciò che, sebbene Francesco I non sia Papa, nondimeno è in possesso di una valida elezione al Soglio che lo pone nella possibilità di diventare Papa, qualora dovesse rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla ricezione dell'autorità. L'ostacolo all'accettazione dell'autorità pontificia è la sua adesione al Concilio Vaticano II che, se accettato, causerebbe un disordine essenziale nella Chiesa cattolica, giacché il Vaticano II contraddice l'insegnamento bimillenario della Chiesa.

 

Secondo i sedevacantisti, egli è anche in grado di rimuovere la propria l'elezione per mezzo di un atto autorevole, come ad esempio per mezzo di un Conclave di Cardinali cattolici, o addirittura, in caso di necessità assoluta, tramite un Concilio di Vescovi giurisdizionali, per quanto ridotto possa essere. Tale atto è ovviamente improbabile in un immediato futuro, ma negli anni '50 era altrettanto improbabile anche il Concilio Vaticano II. Questa teoria, sostengono i sedevacantisti, salva sia l'indefettibilità della Chiesa in questioni di fede, di morale, di culto e di disciplina, che la permanenza della Gerarchia della Chiesa, poiché essa necessita di una continuità materiale durante la crisi.

 

L'altro tipo di sedevacantista è il sedevacantista totale, il quale afferma che, data la pubblica professione di eresia, palesata sia mediante la parola che per mezzo degli atti, Francesco I e la Gerarchia del Novus Ordo in generale hanno pubblicamente apostatato dalla fede cattolica e hanno, perciò, tacitamente rinunciato ai loro uffici, almeno secondo lo spirito del Canone nº 188, § 4 del Codice di Diritto Canonico del 1917 4. Altri invocano la Bolla Cum Ex Apostolatus (del 15 febbraio 1559) di Papa Paolo IV (1476-1559), il quale dichiarò che anche se un eretico dovesse essere eletto al pontificato da unanime consenso dei Cardinali, e anche se dovesse apparentemente accedere al papato, egli non sarebbe vero Papa.

 

papa paolo IV

Sopra: Papa Paolo IV.

 

Critica dei diversi sistemi

 

Prima ancora di iniziare ad analizzare le diverse posizioni, devono essere stabiliti certi principî:

 

- Primo principio: il Novus Ordo o è cattolico o non lo è affatto, e non può essere entrambe le cose

La fede cattolica non ammette livelli. Essa è per sua stessa natura integrale in quanto deriva dall'autorità di Dio ed è creduta in base alla medesima autorità. Per cui, essa non ammette eccezioni. Se vi è la minima contaminazione di eresia in un insegnamento dottrinale o morale, nel
culto o nella disciplina, allora non si è più cattolici. La prassi della Chiesa è sempre stata la stessa, come è dimostrato dall'unanime insegnamento dei Padri, che erano abituati a ritenere fuori dalla comunione cattolica e alieno alla Chiesa chiunque recedesse anche minimamente da qualsiasi punto della dottrina proposta dal suo autorevole Magistero 5.

 

Predicare in un modo o nell'altro sia le parti cattoliche che quelle non cattoliche del Novus Ordo sarebbe un'assurda contraddizione, per non dire una bestemmia. E qui si deve comprendere che con il termine Novus Ordo si intende quel sistema - giacché esso è un Ordo, un «ordine» - di dottrine, di insegnamenti morali, di culto e di disciplina scaturito dal Concilio Vaticano II e dalle varie riforme post-conciliari.

 

- Secondo principio: se il Novus Ordo è cattolico, dev'essere accettato; ma se non lo è dev'essere respinto: non esiste una via di mezzo

Il Novus Ordo è stato promulgato in piena autorità da chi apparentemente rappresenta la Chiesa cattolica. Nessun cattolico può perciò arrogarsi di non seguire questi insegnamenti, questo culto e questa disciplina. Inoltre, se si è cattolici, non v'è alcuna ragione per resistere ai cambiamenti introdotti dal Concilio Vaticano II. Se i suoi insegnamenti, il suo culto e la sua disciplina sono cattolici, allora credere e osservare questi precetti è indispensabile per conseguire la salvezza delle nostre anime.

 

Ma se ci si può salvare l'anima nel Novus Ordo, perché arrivare alla seccatura di conservare anche ciò che è tradizionale? In tal caso, l'adesione alla Tradizione sarebbe motivata da nostalgia o da capriccio, e non sarebbe in alcun modo giustificata, essendo contraria alla volontà della Gerarchia. D'altra parte, se il Novus Ordo è un cambiamento sostanziale delle dottrine, del culto e della disciplina ecclesiastica, è ovvio che il cattolico deve combattere come se combattesse l'arianesimo o il protestantesimo, preferendo la morte al compromesso.

 

paolo VI - pastori protestanti

Sopra: 10 aprile 1970. Paolo VI incontra i sei osservatori protestanti che

hanno attivamente collaborato alla stesura del nuovo rito della messa.

 

- Terzo principio: è impossibile riconoscere l'Autorità del Papa senza al contempo riconoscere le prerogative di questa autorità

L'Autorità pontificia è infallibile quando insegna in materia di fede e di morale, anche nell’esercizio del Magistero Ordinario Universale, ed è infallibile in materia di culto e di disciplina, dato che non può comandare nulla di peccaminoso, eretico o dannoso per le anime in questi dominî. Il
riconoscimento dell'autorità pontificia in Paolo VI, in Giovanni Paolo II, in Benedetto XVI e in Francesco I comporta automaticamente il riconoscimento che il Concilio Vaticano II è esente da errori dottrinali e che la liturgia e i sacramenti del Novus Ordo - e anche il nuovo Codice di Diritto Canonico del 1983 - non contengono né errori dottrinali, né nulla di peccaminoso o dannoso per le anime.

 

La cosa peggiore che potrebbe esser detta circa queste cose, se si ammette che derivano dalla legittima autorità pontificia, è che possano essere imprudenti, forse meno estetiche, o in qualche modo estrinsecamente ripugnanti. Bisogna invece ammettere che sono intrinsecamente cattoliche, perfette e tendenti alla salvezza eterna delle anime. Papa Pio VI dichiarò

 

«falsa, sconsiderata, scandalosa, nociva, offensiva alle pie orecchie, ingiuriosa per la Chiesa e per lo Spirito di Dio, da cui è governata, o per lo meno erronea»

 

la proposizione secondo cui la Chiesa cattolica potrebbe prescrivere qualche disciplina che sarebbe falsa o dannosa 6. Papa Pio IX (1792-1878) criticò aspramente coloro che da una parte riconoscevano la sua autorità, ma che dall'altra ignoravano la sua disciplina:

 

«A che cosa serve, infatti, proclamare il dogma cattolico del primato del Beato Pietro e dei suoi successori, ed aver diffuso tante dichiarazioni di fede cattolica e di obbedienza verso la Sede Apostolica, quando le azioni in sé smentiscono apertamente le parole? Forse che non diventa persino meno scusabile la caparbietà, quanto più si riconosce il doveroso impegno dell’obbedienza? Forse che l'autorità della Sede Apostolica non si estende oltre ciò che è stato da Noi disposto, o basta avere comunione di fede con essa, senza obbligo d'obbedienza, perché si possa considerare salva la fede cattolica? [...] Si tratta infatti, Venerabili Fratelli e diletti Figli, dell'obbedienza che si deve prestare o negare alla Sede Apostolica; si tratta di riconoscerne la suprema potestà, anche nelle vostre Chiese, quanto meno per ciò che riguarda la fede, la verità e la disciplina; chi l'avrà negata è un eretico. Chi invece l'avrà riconosciuta, ma orgogliosamente rifiuti di obbedirle, è degno dell'anatema» 7.

 

papa pio IX

Sopra: Papa Pio IX, l'ultimo Papa-Re.

 

Ora che sono stati enunciati questi principî, procediamo alla critica dei vari sistemi.

 

La soluzione dell'Ecclesia Dei

 

Partendo dai principî rinunciatari, il lettore determinerà facilmente che questa non è affatto una soluzione. Dal momento che hanno accettato come cattolico il Novus Ordo, essi hanno ridotto la propria adesione alla Tradizione ad un «viaggio della nostalgia». Sono divenuti una Chiesa Alta all'interno di una Chiesa estremamente liberale, che addirittura ammette il culto del dio Serpente, di Shiva, del Grande Pollice e di Buddha, che loda eresiarchi come Martin Lutero (1483-1546), per non citare le lettrici alla Messa in topless.

 

In effetti, il nome più appropriato per questa teoria sarebbe «la soluzione dell'Ecclesia diaboli». Ma dev'essere detta una cosa in favore di quanti seguono questa soluzione, e cioè che almeno essi sono coerenti e logici nel loro modo di pensare, visto che capiscono che non si può accettare Francesco I come Papa e al contempo ignorarne la dottrina e la sua autorità disciplinare. Ma è assolutamente deplorevole che queste persone possano permettersi di essere talmente cieche da essere in comunione, ossia nella stessa Chiesa, con i modernisti, dei quali Papa San Pio X (1835-1914) disse: «Dovrebbero essere presi a pugni».

 

papa san pio X

Sopra: Papa San Pio X.

 

La soluzione lefebvriana

 

Se accettiamo come basilarmente accurata la descrizione data sopra della loro posizione, e cioè che essi considerano Francesco I come capo di due chiese - quella cattolica e quella conciliare - allora è immediatamente evidente che la loro posizione implica contraddizioni labirintiche dal punto di vista dell'ecclesiologia cattolica. In primo luogo, essi vedono, in qualche modo, il Novus Ordo allo stesso tempo come cattolico e come non cattolico; per questa ragione «passano al vaglio» i suoi insegnamenti e le sue discipline in modo da raccogliere dalla massa corrotta qualsiasi cosa vi sia di cattolico.

 

Perciò, essi associano il Novus Ordo alla Chiesa cattolica, considerando la Gerarchia del Novus Ordo come la Gerarchia cattolica, come se avesse l'autorità di Cristo per insegnare, governare e santificare i fedeli. Tuttavia, allo stesso tempo, essi sono scomunicati da questa medesima autorità, in quanto agiscono come se essa non esistesse, allontanandosi a tal punto da consacrare Vescovi a dispetto di un diretto ordine «pontificio». Per illustrare questa confusione, permettetemi di citare una pubblicazione lefebvriana in cui leggiamo queste allarmanti parole:

 

«La Chiesa ha abbandonato la protettiva Tradizione di Cristo. La Chiesa ha abbandonato la Messa, i Sacramenti, gli insegnamenti della vera dottrina nelle scuole, e persino la preghiera a San Michele Arcangelo affinché ci protegga dalla malvagità e dalle tentazioni del diavolo» 8.

 

gerarchia cattolica

 

Può darsi che l'autore di questo scritto abbia semplicemente espresso impropriamente i suoi pensieri. Nondimeno, com'è posta, questa frase dichiara esplicitamente la defezione della Chiesa cattolica. Nella stessa pubblicazione, leggiamo queste allarmanti parole nell'editoriale:

 

«Il fatto che il Santo Padre rifiuti loro (ai Vescovi consacrati da Mons. Lefebvre; N.d.R.) la giurisdizione e conseguentemente l'autorità di governare una parte del gregge è certamente sfavorevole. Ma è a malapena più che accidentale rispetto al loro ruolo più fondamentale di preservare la fede e i Sacramenti nella Chiesa, specialmente se si considera che la falsa nozione di "collegialità" ha effettivamente paralizzato o distrutto l'esercizio d'Autorità e Gerarchia nella Chiesa».

 

consacrazioni episcopali del 1988

Sopra: il 30 giugno 1988, nonostante la volontà contraria di Giovanni Paolo II,

Mons. Lefevre e Mons. De Castro Mayer hanno proceduto all'ordinazione

di quattro nuovi Vescovi e sono incorsi nella scomunica latæ sententiæ.

 

Una tale dichiarazione sminuisce la missione apostolica della Chiesa, affidata da Cristo a San Pietro, riducendola a qualcosa di «a malapena più che accidentale». Ma è questa stessa Autorità, il suo possesso legittimo e la sua trasmissione che rendono cattolica la Chiesa cattolica. Essa è la forma della Chiesa cattolica, vale a dire ciò per cui essa è ciò che è. Niente potrebbe essere più sostanziale per la Chiesa cattolica di questa Autorità. Bisogna inoltre sottolineare che esercitare il potere degli ordini senza l'approvazione della Gerarchia della Chiesa cattolica è un gravissimo peccato mortale, e fa pensare allo scisma quando esercitato in maniera sistematica e permanente.

 

Si potrebbero avanzare dei diritti sul principio di Ecclesia supplet solo quando c'è il dubbio che uno abbia la giurisdizione; usare detto principio contro la stessa Autorità che possiede la giurisdizione equivale a distruggere i principî costitutivi dell'intera Chiesa cattolica. È affondare nel protestantesimo, dove ogni ministro riceve il suo potere «direttamente da Dio». Perché avere una Gerarchia, perché avere una giurisdizione se ognuno può decidere di aver diritto ad esercitare i proprî ordini supponendo che la Chiesa glielo concede direttamente? In tal caso, la Gerarchia sarebbe puramente accidentale, esattamente ciò che sono i ministri protestanti per il loro credo, per il culto e per i loro sacramenti.

 

ignaz von döllinger

Sopra:  Ignaz von Döllinger (1799-1890), il sacerdote tedesco che rifiutò

il dogma dell'infallibilità pontificia stabilito dal Concilio Vaticano I.

Fondatore dei vetero-cattolici, egli venne scomunicato nel 1871.

 

La posizione lefebvriana è una posizione completamente contraddittoria e distrugge l'indefettibilità della Chiesa cattolica, poiché identifica la Chiesa cattolica con la defezione disciplinare e dottrinale del Concilio Vaticano II e con le sue successive riforme. Se i decreti conciliari non rappresentano una defezione, allora perché resistergli? Se essi non rappresentano un'apostasia, allora cosa giustificherebbe la consacrazione di quattro Vescovi a dispetto dell'ordine diretto di quella persona che essi dicono essere il rappresentante di Cristo in Terra? La sola cosa che giustifica la posizione dei «tradizionalisti» nel loro sistematico rifiuto del Concilio Vaticano II e delle sue riforme è il fatto che queste riforme non sono cattoliche e portano alla perdizione delle anime.

 

Ma se non sono cattoliche, allora coloro che le hanno promulgate non possono assolutamente essere i veri detentori dell'Autorità cattolica, poiché, se lo fossero, sarebbero stati assolutamente incapaci di promulgare una simile cosa per la Chiesa cattolica. Per cui, il gruppo di Mons. Lefebvre si trova nell'impossibile posizione di resistere all'Autorità della Chiesa cattolica in questioni di dottrina, di disciplina e di culto, che sono gli effetti delle tre funzioni essenziali della Gerarchia cattolica, ossia la funzione di insegnare, di governare e di santificare, che sono le basi della triplice unità della Chiesa cattolica: l'unità di fede, l'unità di governo e l'unità di comunione.

 

concilio vaticano I

Sopra: il Concilio Vaticano I stabilì che l'infallibilità del Sommo Pontefice

per via della divina assistenza promessa da Nostro Signore.

 

Resistere alla Chiesa cattolica in tali questioni equivale ad un suicidio spirituale, dal momento che l'adesione alla Chiesa cattolica è indispensabile per conseguire la salvezza eterna. Se è ammissibile resistere alla Chiesa in materia di dottrina, di disciplina e di culto, allora in cosa si deve obbedire alla Chiesa? Qual'è l’autorità di San Pietro se essa può essere ignorata in tali questioni? Questa «soluzione», perciò, viola tutti e tre i principî che ho enunciato in quanto:

  • I lefebvriani sostengono che il Novus Ordo è una specie di miscuglio di dottrina cattolica e di dottrina non cattolica;

  • Essi ritengono che, sebbene il Novus Ordo sia intrinsecamente cattolico, è lecito resistergli e rifiutarlo;

  • Essi riconoscono l'autorità di Francesco I, ma allo stesso tempo rifiutano le prerogative di tale autorità.

wojtyla papa o anticristo?

Poco prima delle consacrazioni episcopali del 1988, in due interviste distinte,

Mons. Lefebvre definì Giovanni Paolo II prima «il Vicario di Cristo» e poi «l'Anticristo».

 

In quest'ultima attitudine essi - purtroppo - possono essere paragonati ai gallicani, ai giansenisti e ad altre sétte di rito orientale che fecero esattamente la stessa cosa, ossia «passarono al vaglio» le dottrine e i decreti dei Pontefici Romani a loro piacimento. Così, mentre credo che le persone coinvolte nel movimento creato da Mons. Lefebvre siano di buona volontà e desiderino di tutto cuore il bene della Chiesa, nondimeno sono oppresse da gravi errori speculativi e pratici. Esse sono anche circondate da una profonda incoerenza, e non sorprende granché che, secondo quanto riferito, tra loro vi siano molti cripto-sedevacantisti, o dei simpatizzanti dell'Ecclesia Dei.

 

barca di pietro

Dove finirà mai la Barca di Pietro se chi è al timone non è in grado di evitare gli scogli?

 

La soluzione sedevacantista

 

Padre édouard Hugon (1967-1929), dell'Ordine dei domenicani, disse a proposito della famosa controversia tra il tomismo e il molinismo che «ogni sistema è soggetto a delle difficoltà; infatti, l’esclusione del mistero in questa disputa sarebbe un sintomo d’errore». Inoltre, egli sottolineò che l'oscurità del tomismo non sorge dai suoi principî, ma piuttosto dalla debolezza dell'intelletto umano nel comprendere come i suoi principî certi vengano riconciliati in Dio. Il molinismo 9, d'altra parte, soffre di un'eccezione fatta ai più universali e più certi principî teologici di causalità divina e finisce per collocare la passività in Dio.

 

Quindi, l'oscurità del molinismo sorge dall'incapacità di riconciliare Dio e la passività, due nozioni assolutamente contraddittorie, laddove l'oscurità del tomismo sorge dalla riconciliazione in Dio di principî che sono assolutamente certi. Per cui, il tomismo lascia aperta la porta ad un mistero espandibile, mentre il molinismo sfocia in una contraddizione. Similmente, la posizione sedevacantista enuncia dei principî corretti, ma rimane oscura perché non riusciamo ad assistere alla loro riconciliazione finale.

 

In altre parole, mentre il sedevacantismo sostiene tutti degli elementi essenziali dell'indefettibilità della Chiesa, nondimeno esso non sa fornire una spiegazione al mistero d'iniquità del Novus Ordo, e cioè come la prolungata vacanza della Sede Apostolica possa alla fine servire alla maggior gloria di Dio, e come la Chiesa supererà un giorno questo terribile dilemma. Ma nell'asserire che la Sede Apostolica è vacante, il sedevacantismo non tenta di asserire dottrine contraddittorie del tipo:

  • La religione del Novus Ordo e la fede cattolica sono la stessa cosa (la contraddizione degli aderenti all'Ecclesia Dei);

  • La Chiesa cattolica ha promulgato insegnamenti, riti e discipline contrarie alla fede e dannose per le anime (la contraddizione propria
    dei lefebvristi).

sede apostolica vacante

 

Il punto di partenza per il sedevacantista è il principio secondo cui vi è una sostanziale differenza tra il Novus Ordo e la fede cattolica. Questa differenza è evidentissima nella contraddizione virtuale e letterale tra il la Dichiarazione conciliare Dignitatis Humanæ e l'Enciclica di Pio IX Quanta Cura, ma è altrettanto chiara nella Nuova Messa e nei sacramenti, nel nuovo Codice di Diritto Canonico, nelle nuove discipline, nei nuovi
catechismi e nel nuovo «magistero» ordinario universale. Queste due religioni sono incompatibili e non possono coesistere nella stessa Chiesa. Ma se il Novus Ordo è sostanzialmente diverso dalla Chiesa cattolica - dicono i sedevacantisti - allora non può essere cattolico.

 

E se non è cattolico - continuano nel loro ragionamento - allora è impossibile che questi decreti siano stati promulgati dall'Autorità della Chiesa, poiché tale Autorità non può errare in materia di dottrina, di culto e di disciplina. Perciò, concludono essi, è impossibile che coloro che hanno promulgato il Novus Ordo posseggano l'Autorità della Chiesa cattolica. È quindi impossibile che Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco I siano veri Papi. I principî che hanno portato a questa conclusione sono assolutamente inoppugnabili.

 

Essi sono sorretti sia dalla filosofia che dall'insegnamento della Chiesa. Sono inattaccabili e portano logicamente alla loro conclusione. In questo sistema, l'indefettibilità della Chiesa è salva, poiché il sedevacantista si rifiuta di associare l'Immacolata Sposa di Cristo all'abominazione del modernismo, che è opera del diavolo. Ma allora dov'è la Chiesa visibile? Essa si realizza in coloro che aderiscono pubblicamente alla fede cattolica e che, allo stesso tempo, si augurano che giunga presto l'elezione di un autentico Romano Pontefice.

 

sede vacante

 

E i Vescovi? Tale sistema non spoglia necessariamente ogni Vescovo della sua autorità, ma solo quelli che aderiscono pubblicamente alla nuova religione. Ma se anche spogliasse ciascuno di loro dell'autorità, il sedevacantismo non altera intrinsecamente la natura della Chiesa cattolica, e lascia alla Provvidenza di Dio la restaurazione del Sacramento dell'Ordine. D'altra parte, i sistemi che temono di tagliarsi fuori dalla Gerarchia modernista a causa della loro incapacità di abbracciare una soluzione priva di tale Gerarchia, mescolano in effetti la Chiesa cattolica e la defezione modernista, che sono due cose assolutamente incompatibili, tanto incompatibili quanto lo sono Dio e il diavolo.

 

Questi sistemi, che riconoscono il pontificato dei «papi» conciliari, non possono assolutamente essere veritieri. Il sedevacantismo può condurvi al mistero, ma non alla contraddizione. Coloro che aderiscono al sedevacantismo materialiter-formaliter affermano che la Gerarchia visibile continua ad esistere materialmente, che equivale a dire che, da un lato, le elezioni dei papi e le designazioni dei Vescovi sono ancora valide, ma dall'altro che a causa della promulgazione di false dottrine, non hanno potere di giurisdizione. Per cui, essi sono falsi papi e falsi Vescovi, ma sono anche papi e Vescovi validamente eletti.

 

Conclusione

 

Come ho detto più sopra, la nozione fondamentale dell'indefettibilità della Chiesa cattolica è che essa deve durare fino alla fine dei tempi con la natura e con le qualità essenziali che Cristo le ha conferito fin dalla sua fondazione. La più importante qualità essenziale della Chiesa è la sua fede, ed è per la fede che la struttura visibile esiste. Se il Novus Ordo è cattolico, allora non c'è problema di defezione e non ha senso portare avanti il movimento tradizionalista.

 

Se il Novus Ordo non è cattolico, allora esso implica una defezione e sarebbe comunque blasfemo mescolare la Chiesa cattolica con il Novus Ordo. Non esiste un'eventuale terza via, proprio come non può esistere un'eventuale alterazione, incremento o diminuzione sostanziale del deposito della Rivelazione. O il Novus Ordo è cattolico o non lo è. Ritengo fermamente che esso non sia cattolico, e perciò reputo che qualsiasi sistema che sostiene che il Novus Ordo ci è stato imposto dall'autorità di Cristo sia oggettivamente blasfemo e dannoso per l'indefettibilità della Chiesa.

 

mater dolorosa

banner crisi della chiesa

 

NOTE

 

1 Traduzione dall'originale inglese Resistance to the Changes and Indefectibility, a cura di Viviana Delle Rose. Scritto reperibile alla pagina web

http://www.catholicrestoration.org/library/resistance.htm

2 Cfr. Leone XIII, Enciclica Satis Cognitum, del 29 giugno 1896.

3 Cfr. Pio IX, Pastor æternus, del 18 luglio 1870.

4 «Qualsiasi ufficio sarà vacante ipso facto per tacita rinuncia e senza che sia richiesta alcuna dichiarazione [...] per pubblica defezione dalla fede cattolica» («Ob tacitam renuntiationem ab ipso iure admissam quælibet officia vacant ipso facto et sine ulla declaratione, si clericus [...] a fide catholica publice defecerit»).

5 Cfr. Leone XIII, Enciclica Satis Cognitum.

6 Cfr. Denz., nº 1578.

7 Cfr. Pio IX, Quæ in Patriarchatu, del 1º settembre 1876, al clero e ai fedeli di rito caldeo.

8 Cfr. Angelus, agosto 1991. Il grassetto è nostro.

9 Opinione teologica di Padre Luis de Molina (1535-1600), filosofo e teologo gesuita spagnolo. Insegnò Filosofia presso l'Università di Coimbra e, in seguito, Teologia presso l'Università di Evora, in Portogallo. La sua opera principale, Concordia liberi arbitrii cum gratiæ donis, è incentrata sull'analisi del rapporto tra la libertà umana, il dono della grazia e l'onnipotenza di Dio. Secondo Molina, l'essere umano non è predisposto interamente al bene o al male, ma può esercitare il proprio libero arbitrio nello scegliere l'uno o l'altro. Dio predetermina gli atti umani tramite la sua conoscenza assoluta che viene chiamata «scienza media». In altre parole, Dio sa ciò che un uomo farà perché conosce anticipatamente come l'individuo agirà in ciascuno dei mondi possibili nei quali può venire a trovarsi. Padre Luis de Molina ricevette numerose critiche per il suo conferire eccessiva importanza alla libertà umana e la sua dottrina, chiamata «molinismo» fu al centro di importanti discussioni con i domenicani (tomisti) sull'onnipotenza di Dio nel XVII secolo.