titolo la chiesa cattolica sta diventando una succursale della sinagoga?

 

atila sinke guimaraes

 

di Atila Sinke Guimarães 1

 

wojtyla - toaff

 

PRIMA PARTE

ROTTURA CON L'INSEGNAMENTO PRECEDENTE

 

Prologo

 

Questa analisi della visita di Giovanni Paolo II (1920-2005) alla sinagoga di Roma il 13 aprile 1986 è sta estratta dal III tomo della mia opera sul Vaticano II non pubblicata in undici volumi intitolata Eli Eli Lamma Sabacthani?. Dato che Benedetto XVI visiterà la sinagoga di Colonia l'agosto prossimo, mi è parso che queste considerazioni sulla visita del suo predecessore del 1986 potessero fornire ai lettori alcune linee generali che probabilmente si potranno applicare anche alla prossima visita del 2005.

 

ratzinger in sinagoga

In effetti, Benedetto XVI, il 19 agosto 2005, ha visitato la sinagoga di Colonia (foto a sinistra). Poi, il 18 aprile 2008, ha visitato quella di East Park, a New York (foto al centro); e infine, il 17 gennaio 2010, seguendo le orme di Giovanni Paolo II, ha visitato quella di Roma (foto a destra, con il rabbino-capo Riccardo Di Segni.

 

Il carattere simbolico-teologico della visita

 

La visita di Giovanni Paolo II alla sinagoga ebraica di Roma ha avuto un carattere che è stato sostanzialmente teologico, e non dovrebbe essere considerato solamente come un atto «pastorale», come alcuni vorrebbero presentarlo per attenuarne la gravità. Padre Giuseppe De Rosa s.j. (morto nel 2011 all'età di novant'anni) ha affermato la sua importanza teologica in un articolo apparso su La Civiltà Cattolica commentando l'evento con queste parole:

 

«L'incontro del Papa con la comunità israelitica di Roma - che in qualche modo rappresenta tutte le comunità israelitiche nel mondo, almeno simbolicamente – non solo ha un contenuto "umano", ma ne anche uno di attualità "teologica". É stato il riconoscimento – o meglio, la conferma, vent'anni dopo il Vaticano II – del "cambiamento" operato dal Concilio a riguardo dell'approccio teologico della Chiesa all'ebraismo» 2.

 

padre giuseppe de rosa - wojtyla toaff

A sinistra: Padre Giuseppe De Rosa s.j.; a destra

Giovanni Paolo II e il rabbino-capo di Roma Elio Toaff.

 

Con questa visita simbolica e teologica, Giovanni Paolo II ha chiaramente rotto con la tradizione della santa Chiesa nel suo atteggiamento verso la religione ebraica. Citando il discorso che Karol Wojtyla ha tenuto nel tempio israelitico, un commentatore de La Civiltà Cattolica ha precisato:

 

sinagoga di roma«Quanto al "carattere storico" dell'evento, esso sta nel fatto che questo gesto chiude definitivamente un'era nelle relazioni tra cristiani ed ebrei e ne apre una nuova. Qual'è il suo vero significato? Il Pontefice stesso lo ha detto quando ha dichiarato: "Questo incontro conclude, in certo modo, dopo il pontificato di Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II, un lungo periodo sul quale occorre non stancarsi di riflettere per trarne gli opportuni insegnamenti". Il "lungo periodo" al quale si riferisce il Papa riguarda i secoli di reciproca avversione tra ebrei e cristiani [...]. Il "lungo periodo" dell'antisemitismo cristiano [...] si è chiuso con il pontificato di Giovanni XXIII e con il Concilio Vaticano II» 3.

 

giacomo sabanNel giorno della visita, anche il quotidiano italiano Il Giornale ha enfatizzato l'importanza dell'evento: «Nessun viaggio di questo Papa pellegrino in un continente è stato così lungo come quello che ha fatto oggi; la breve distanza che separa il palazzo del Vaticano e la sinagoga di Roma è stata colmata dopo duemila anni» 4. Padre Giovanni Caprile s.j., un noto cronista del Vaticano II, ha scritto: «É stato un evento veramente storico, la prima e finora l'unica visita nella vita della Chiesa alla comunità israelitica dai tempi di San Pietro» 5. In Israele, il gesto pontificio è stato considerato «un'apertura senza precedenti» 6. Inoltre, i rabbini che hanno salutato Giovanni Paolo II non hanno nascosto la loro soddisfazione nel vedere Wojtyla abbandonare la posizione dottrinale bimillenaria della Chiesa. Da parte ebraica, il rabbino Giacomo Saban è stato il primo ad esprimere la sua «soddisfazione nel vedere per la prima volta un Pontefice superare la soglia di una sinagoga» 7. Elio Toaff, il rabbino-capo degli israeliti di Roma ha manifestato una gioia simile: «Come rabbino-capo di questa comunità [...] voglio esprimere la mia intensa soddisfazione per il gesto che lei ha ardentemente desiderato e che oggi è divenuto una realtà entrando nella Storia della Chiesa per aver visitato per la prima volta una sinagoga, un gesto che verrà ricordato nella Storia» 8. Perciò, l'opinione generale è stata che il gesto di Giovanni Paolo II ha voluto significare un rifiuto simbolico della precedente posizione della Chiesa che, basandosi su profonde ragioni storico-teologiche, ha sempre visto la religione ebraica come un nemico della fede cattolica.

 

«Condanna» diretta della precedente condotta della Chiesa

 

Tuttavia, Giovanni Paolo II non si è limitato ad un rifiuto metaforico della tradizione cattolica. Egli ha anche duramente condannato i precedenti atteggiamenti della santa Chiesa, ignorando intenzionalmente le ragioni dottrinali che li hanno generati. Facendo questo, egli ha agito come se l'opposizione religiosa tra cattolici ed ebrei si riducesse ad un mero fenomeno emotivo.

 

Ecco cos'ha dichiarato solennemente e in maniera enfatica provocando l'applauso echeggiante degli ebrei presenti 9: «La considerazione dei secolari condizionamenti culturali non potrebbe tuttavia impedire di riconoscere che gli atti di discriminazione, di ingiustificata limitazione della libertà religiosa, di oppressione anche sul piano della libertà civile, nei confronti degli ebrei, sono stati oggettivamente manifestazioni gravemente deplorevoli. Sì, ancora una volta, per mezzo mio, la Chiesa, con le parole del ben noto decreto Nostra Ætate (n. 4), "deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell'antisemitismo dirette contro gli ebrei ogni tempo da chiunque"; ripeto: "da chiunque"» 10.

 

In definitiva, cosa implica la condanna diretta di Giovanni Paolo II? Primariamente, essa comprende tutti gli innumerevoli Papi che hanno giustamente condannato gli ebrei, così come i numerosi Concilî che hanno fatto la medesima cosa. Inoltre, essa comprende un gran numero di Padri, di Dottori della Chiesa e di Santi che, seguendo l'insegnamento dei Pontefici, hanno combattuto gli errori del giudaismo. E infine, essa include anche tutti i cattolici che, nel corso della Storia, in difesa della fede, hanno lottato contro l'ebraismo. Perciò, l'anatema di Giovanni Paolo II colpisce tutta la Chiesa «chiunque» -  in 2.000 anni di Storia, in «ogni tempo».

 

joseph ratzinger - rabbi rene samuel sirat

Il Cardinale Ratzinger in posa amichevole con il rabbino Rene Samuel Sirat

alla Conferenza Internazionale Ebraico-Cristiana tenutasi a Gerusalemme, nel 1994.

 

I Papi «condannati» da Giovanni Paolo II

 

Nel corso dei secoli, la Chiesa non ha mai cambiato la sua ferma e saggia posizione sulla questione ebraica. Da una parte, essa ha impedito che gli ebrei venissero maltrattati e gli ha concesso di praticare in privato la loro religione. D'altra, però, costatando l'impossibilità di convertirli, li ha sempre rimproverati per il loro crimine di deicidio, li ha esortati a pentirsi e li ha isolati per impedirgli di pervertire i cattolici. A riguardo del giudaismo, numerosi Papi hanno insegnato, condannato e prescritto diverse cose, tra cui:

  • San Gregorio Magno (590-604), in Epistulæ (VIII, XXV, cf. IX, LV), scrisse che la libertà senza restrizioni non dovrebbe essere accordata agli ebrei a causa delle frequenti offese portate contro la fede 11. In una lettera ai re di Francia, Teodorico e Teodeberto, e alla regina Brunilda, il Santo ricordò loro a che i cristiani, membra del Corpo di Cristo, non dovrebbero mai essere calpestati dagli ebrei, nemici di Cristo 12.

  • Onorio I (625-638) esortò il VI Concilio di Toledo, tenutosi nel 638, ad agire severamente a riguardo del pericolo che gli ebrei rappresentavano per la fede cattolica 13.

  • Leone VII (936-939) autorizzò l'Arcivescovo Frederic di Magonza (in Germania) ad espellere gli ebrei dalla città visti i continui attacchi che essi scatenavano contro i cattolici 14.

  • In una lettera del 17 gennaio 1208 indirizzata al conte di Nevers (in Francia) 15, Innocenzo III (1198-1216) si lamentava del fatto che i feudatari, che stavano impiegando gli ebrei come «ministri delle loro estorsioni», sfruttavano i cristiani attraverso la pratica dell'usura 16.

  • Nel 1239, dopo avere ricevuto un rapporto redatto da Nicolas Donin, un ebreo convertito di La Rochelle, che aveva mostrato come ben trentacinque articoli del Talmud insultassero la fede cattolica, Gregorio IX (1227-1241) scrisse ai Vescovi occidentali e ai sovrani ordinando loro che tutte le copie di questo libro fossero confiscate. Il Papa nominò Guglielmo d'Alvernia (1180-1249), Vescovo di Parigi, affinché questi aprisse un'indagine sulle questione. Una volta esaminato, il Talmud venne condannato, e nel 1242 ogni copia di questo libro venne bruciata pubblicamente a Parigi. Su richiesta degli ebrei, il libro venne riesaminato nel 1248 e definitivamente condannato da Guglielmo d'Alvernia e dai docenti di Teologia di Parigi, fra cui Sant'Alberto Magno (1206-1280) 17, nell'opera Excerpta talmudica («Estratti dal Talmud»), scritta per giustificare la condanna, in cui si legge: «Per un disegno segreto della Provvidenza Divina, gli errori, le bestemmie e gli oltraggi contenuti nel Talmud era fin qui sfuggiti all'attenzione dei Dottori della Chiesa. Finalmente il muro è stato rimosso, e ora si possono chiaramente vedere i rettili e gli idoli abominevoli che adora la casa d'Israele» 18.

papa gregorio IX

sant'alberto magno

Gregorio IX Sant'Alberto Magno
  • Innocenzo IV (1243-1254) ordinò che il Talmud fosse bruciato perché pieno di errori e di bestemmie 19. Nella Bolla Sicut tua nobis, del 23 luglio 1254, il Papa autorizzò l'Arcivescovo di Vienna gli ebrei dalla sua Diocesi a causa delle loro azioni contro la fede cattolica e per la loro disubbidienza agli statuti della Chiesa 20.

  • Nella Bolla Damnabili perfídia, del 15 luglio 1267, anche Clemente IV (1265-1268) condannò il Talmud 21.

  • Nella Bolla Nimis in partibus anglicanis, del 18 novembre 1285, Onorio IV (1285-1287) assunse lo stesso atteggiamento dei suoi predecessori riguardo al Talmud 22.

  • Giovanni XXII (1316-1334) condannò nuovamente gli errori del Talmud nella Bolla Dudum felicis recordationis, del 4 settembre 1320. 23.

  • Nella Bolla Dudum ad nostram, dell'8 agosto 1442, Eugenio IV (1431-1447) non solo proibì agli ebrei di vivere con i cristiani, come già aveva stabilito il III Concilio del Laterano (Decreto V, VI 5), ma anche di vivere fra i cristiani a causa delle continue bestemmie e degli attacchi degli ebrei contro la fede cattolica 24.

  • Nicola V (1447-1455), Callisto III (1455-1458) e Paolo II (1464-1471) rimisero in vigore o rinnovarono le decisioni prese dei lorotanaim predecessori 25.

  • Nella Bolla Intenta semper salutis, del 31 maggio 1484, Sisto IV (1471-1484) ordinò che ebrei e mussulmani in terra spagnola vivessero separati dai cristiani, che indossassero un abbigliamento che li rendesse riconoscibili, e non avessero domestici o servi cristiani nelle loro case, oltre ad altre misure messe in atto per proteggere i fedeli da pericoli alla fede derivanti dal vivere con gli ebrei 26.

  • Durante il suo pontificato, Leone X (1513-1521) si distinse per la bontà verso gli ebrei che, fra l'altro, è riconosciuta anche dagli storici israeliti. Ciononostante, questo Pontefice fu obbligato in più occasioni ad intentare causa contro gli abusi praticati dagli ebrei. Quando egli venne a conoscenza del fatto che gli ebrei avevano pubblicato un libro contro la fede cattolica a Venezia, agì in maniera particolarmente severa nel suo Breve del 25 maggio 1518, indirizzato al Nunzio di Venezia 27.

  • Giulio III (1550-1555) approvò la confisca e il rogo dei trattati talmudici da parte dell'Inquisizione. Inoltre, egli autorizzò l'editto dell'Inquisizione del 12 settembre 1553, che ordinava ai prìncipi, ai Vescovi e agli inquisitori di fare lo stesso. Nella Bolla Cum sicut nupe, del 29 maggio 1554, il Papa ordinò che gli ebrei consegnassero alle autorità tutti i loro libri contenenti bestemmie o insulti contro Nostro Signore Gesù Cristo 28.

  • Paolo IV (1555-1559) decretò misure severe per difendere l'integrità della fede e impedire agli ebrei di dominare i cattolici. Nella Bolla Cum nimis absurdum, del 14 luglio 1555, il Papa ordinò agli israeliti di Roma e delle altre città negli Stati Pontifici di vivere separati dai cristiani nel loro quartiere. Egli stabilì anche che ci doveva essere una sola sinagoga per città e che gli ebrei non potevano avere servi cattolici, lavorare in pubblico nei giorni di festa cristiani, proporre contratti disonesti, ecc... 29. Gli ebrei tentarono di corrompere Paolo IV offrendogli 40.000 scudi per annullare la Bolla 30. Insieme ad altre misure, il Pontefice ordinò la distruzione del Talmud e di altri libri anti-cattolici scritti dagli ebrei 31.

  • Nel 1564, Pio IV (1560-1565) inserì il Talmud nell'Index librorum prohibitorum («Indice dei libri proibiti»), e vietò commentari, interpretazioni o esposizioni di questo libro 32.

  • papa san pio VNella Bolla Hebræorum gens, del 26 febbraio 1569, San Pio V (1566-1572) condannò espressamente quegli ebrei che si dedicano alle pratiche della «divinazione, del sortilegio, della magia e della stregoneria» 33. Nella stessa Bolla, San Pio V accusò gli ebrei di altri crimini come l'usura, il furto, la ricettazione di beni rubati e l'incitamento alla prostituzione. Egli chiude la sua Bolla con queste parole: «In conclusione, noi consideriamo come risaputo e provato come in maniera offensiva questa generazione perversa (gli ebrei) offenda il nome di Cristo, come sia ostile a coloro che portano il nome di cristiani, e gli attentati portati contro le loro vite» 34. Con un Decreto del 26 febbraio 1569, San Pio V espulse gli ebrei dagli Stati Pontifici. Oltre ai summenzionati crimini, gli ebrei spiavano per conto dei musulmani e sostenevano i loro piani di conquista che mettevano in pericolo tutta la cristianità 35. In questo Breve, questa santo Pontefice scrisse: «Sappiamo che queste persone assai perverse sono sempre state la causa e il contenitore di quasi tutte le eresie» 36. A questa energica vigilanza contro la perfidia ebraica, San Pio V aggiunse il suo desiderio zelante della loro conversione. Una delle conversioni più straordinarie che egli ottenne fu quella del rabbino-capo di Roma, Elias, seguita dalle conversioni dei suoi tre figli e di un nipote. Essi ricevettero solennemente il Battesimo il 4 giugno 1566 nella Basilica di San Pietro alla presenza del Sacro Collegio dei Cardinali e di una moltitudine di fedeli 37.

  • Nel Breve del 27 maggio 1581, Gregorio XIII (1572-1585) mise in guardia i fedeli e le autorità religiose contro le false conversioni di ebrei come mezzo per infiltrarsi nella Chiesa cattolica 38. Nella Bolla Antiqua Judeorum improbitas, del 1º giugno 1581, il Pontefice stabilì queste condizioni per quelle circostanze in cui gli ebrei dovevano essere sottoposti alla vigilanza dell'Inquisizione:

a. Quando attaccano i dogmi cattolici;
b. Quando invocano i demoni o propongono di offrire loro dei sacrifici;
c. Quando insegnano ai cattolici a fare lo stesso;
d. Quando proferiscono bestemmie contro Gesù Cristo e la Madonna;
e. Quando tentano di spingere i cattolici ad abbandonare la loro fede;
f. Quando impediscono ad un ebreo o ad un ateo di convertirsi;
g. Quando favoriscono consapevolmente gli eretici;
h. Quando diffondono libri eretici;
i. Quando, per disprezzo di Gesù Cristo, crocifiggono un agnello – il Venerdì Santo – e poi sputano su di esso insultandolo;
j. Quando obbligano le balie cattoliche a gettare il loro latte nella cloaca dopo che hanno ricevuto l'Eucaristia 39.

 

Nel Breve del 28 febbraio 1581, il Papa riaffermò il divieto per i medici ebrei di curare i pazienti cattolici 40.

 

divina providentia

Sopra: il frontespizio della Costituzione Divina Providentia (1593),

scritta da Papa Clemente VIII (1536-1605) «contro gli empi scritti e libri degli ebrei».

  • Nella Bolla Cum Hebræorum, del 28 febbraio 1593 41, Clemente VIII (1592-1605) proscrisse il Talmud e i trattati cabalistici, così come le opere scritte in ebraico contenenti errori 42. La proibizione contenuta in questo Bolla venne inclusa come norma nell'Indice, pubblicato il 27 marzo 1596. Nel 1592, Clemente VIII riattivò la predicazione di sermoni finalizzata alla conversione degli ebrei e, nello stesso tempo, nella Bolla Cæca et obdurata, del 25 gennaio 1593, reiterò le delibere di Paolo IV e San Pio V che espulsero gli ebrei dagli Stati della Chiesa, con l'eccezione delle città di Roma, Ancona e Avignone 43.

  • Urbano VIII (1623-1644) inviò un Breve al re di Spagna il 15 gennaio 1628 in cui si oppose al crimine di usura praticato dagli ebrei del Portogallo 44.

  • Il 15 settembre 1751, Benedetto XIV (1740-1758) firmò e promulgò un documento in cui riaffermava le misure precauzionali riguardanti il Talmud prese dai Papi dai tempi di Innocenzo IV 45.

  • Nell'ottobre del 1775 46 e nel gennaio del 1793 47, Pio VI (1775-1799) pubblicò due editti in cui confermò la direzione presa da Benedetto XIV a riguardo degli ebrei.

  • Mediante una lettera del suo Segretario di Stato, il Cardinale Rafael Merry del Val (1865-1930), San Pio X (1903-1914) lodò vivamente l'opera di Mons. Henri Delassus (1836-1921) intitolata La conjuration antichrétinne  («La congiura anti-cristiana), che illustra la cospirazione del giudaismo e della Massoneria contro la Chiesa cattolica e la civiltà cristiana 48.

cardinale rafael merry del val

mons. henri delassus

Cardinale Merry del Val Mons. Henri Delassus

 

ALTRE BOLLE E DECRETI

 

Oltre a quelle appena citati, ci sono ancora un centinaio di Bolle di Papi e Decreti di Congregazioni romane riguardanti gli ebrei. Nell'articolo «Juifs et chrétiens» (col. 1735-1736), del Dictionnaire Apologétique de la Foi Catholique, Felix Vernet presenta una copiosa documentazione su questo tema, trascritta qui per quei lettori che possono essere interessati ad approfondire questa tematica.

  • Corpus juris canonici, Decretal. V. 6; Sextus Decretal., V, 13; Decret. Gratiani, Iª, XLV, 3, 5, LIV, 12-18; II, XIV, VI, 2, XXVIII, I, 10-15, 17; IIIq, IV, 93, 94, 98 e Septiumus Decretal., V, 1; A. Guerra, Pontificiarum constitutionum epitome, Venezia 1772, vol. I, pag. 191-196 (raccoglie trentotto Bolle pubblicate nel Bullarium Romanum, nel Bullarium magnum e in altre opere);

  • L. Ferraris, Prompta bibliotheca canonica, Venezia 1782, vol. IV, pag. 208-237 (raccoglie un gran numero di Costituzioni di Papi e di Congregazioni romane);

  • E. Rodocanachi, Le Saint Siège et les Juifs, Parigi 1891, pagg. 322-329 (offre un ritratto complessivo delle principali Bolle relative agli ebrei);

  • F. Vernet, Le Pape Martin V et les Juifs, in Révue des Questions Historiques, Parigi 1892, vol. LI, pagg. 410-423 (analizza ottantaquattro documenti), e Papes et Juifs au XIe siècle, in L'Université Catholique Lyon, 1896, vol. XXI, pagg. 73-86 (analizza documenti dal Formularium di Marin d'Eboli a riguardo degli ebrei);

  • M. Stern, Urkundliche Beitrãge über die Stellung der Pãpste zu den Juden, Kiel, 1893-1895, 2 tomi. Il primo volume contiene i documenti da Martino V e dei suoi successori; il secondo elenca i documenti da Innocenzo III a Innocenzo IV;

  • K. Eubel, Zu dem Verhalten der Pãpste gegen die Juden, in Römische Quartalschrift, Roma 1899, vol. XIII, pagg. 29-43 (sui Papi che precedettero Martino V);

  • J. Constant, Les Juifs devant l'église et l'Histoire, Parigi s.d., pagg. 267-323; include sedici Bolle sul tema;

  • Gregoire des Rives, Epitome canonum conciliorum, Lione 1663, pagg. 264-268;

  • A. Geiger, Das Verhalten der Kirche gegen das Judenthum, in Das Judenthum und seine Geschichte, Breslau 1870, vol. II; Frank, Dir Kirche und die Juden, Regensburg, 1893.

- Sulla Chiesa e sugli ebrei negli Stati Pontifici, vedi: F. Gregorovius, Le ghetto et les Juifs de Rome, in Promenades en Italie, Parigi 1894, pagg. 1-60; E. Natali, Il ghetto di Roma, Roma 1887, vol. I; E. Rodocanachi, Le Saint Siège et les Juifs - Le ghetto à Rome, Parigi 1891; A. Berliner, Geschichte der Juden in Rom, Francoforte, 1893, 3 volumi; H. Vogelstaein-P. Rieger, Geschichte der Juden in Rom, Berlino 1895-1896, 2 volumi.

 

- Sulla Chiesa e gli ebrei di Avignone, vedi: L. Bardinet, «Condition civile des Juifs du Comptat-Venaissin pendant le séjour des Papes à Avignon», in Révue Historique, Parigi 1880, vol. XII, pagg. 1-47; R. de Maulde,  Les Juifs dans les Etats français du Saint-Siège au Moyen Âge, Parigi 1886, e altri tantissimi articoli pubblicati sulla Révue des Études Juives.

 

I Concilî «condannati» da Giovanni Paolo II

 

I seguenti Concilî sono caduti sotto l'«anatema» integrale che Giovanni Paolo II ha scagliato nella sinagoga romana:

  • Il Concilio di Elvira (302), che ebbe luogo al termine della persecuzione di Diocleziano contro i cristiani, fissò un canone che impediva ai cristiani di dare le loro figlie in spose agli ebrei; un altro canone proibiva ai cristiani di sedere a tavola con gli ebrei 49.

  • Queste proibizioni vennero confermate e rinnovate dai Concilî di Laodicea (IV secolo); di Vannes (465); di Agda (506); di Epaona (517) e dai tre Concilî di Orleans (530, 533 e 541) 50. In un canone ripetuto nel Decreto di Graziano, (III, D.IV 93), il summenzionato Concilio di Agda fissò una serie di precauzioni da prendere prima di battezzare gli ebrei, «la cui perfidia li fà spesso tornare al loro vomito» 51.

  • Il Concilio di Mâcon (581) proibì agli ebrei di occupare posti che permettevano loro di imporre sanzioni penali ai cristiani 52.

  • Nel canone 14, il Concilio di Toledo (589) vietò agli ebrei di sposare donne cristiane 53.

  • Il Concilio di Parigi (614) confermò la proibizione agli ebrei di occupare posti pubblici, sia civili che militari 54.

  • Il IV Concilio di Toledo (633), nel canone 59, affermò che i figli di quegli ebrei che si erano falsamente convertiti ed erano poi tornati al giudaismo, dovevano essere istruiti in conventi cattolici; esso ratificò anche le misure adottate da re Sisenando a riguardo degli ebrei 55.

  • Il VI Concilio di Toledo (638), al canone 3, usò parole severe contro gli ebrei 56.

  • Il XVII Concilio di Toledo (694) si tenne per sventare un complotto ebraico per instaurare una specie di giudaismo in tutta Spagna sotto le apparenze della religione cattolica 57.

  • Altri Concilî vietarono ai cattolici di assumere medici, servi e bambinaie ebrei. Secondo alcuni moralisti cattolici del XVIII secolo, a seconda delle circostanze, violare queste prescrizioni poteva costituire un peccato mortale 58.

  • Il II Consiglio Ecumenico di Nicea (787) denunciò le false conversioni di molti ebrei 59.

  • Il Concilio di Metz (888), riaffermò le precedenti espulsioni nel canone 7, e proibì ai cristiani di mangiare con gli ebrei 60.

  • Il III Concilio Ecumenico Lateranense (1179) vietò agli ebrei ricchi di assumere bambinaie e servi cristiani al loro servizio 61. Esso anatematizzò anche coloro che, preferendo gli ebrei ai cristiani, tenevano in considerazione le testimonianze di ebrei contro i cristiani e non di cristiani contro gli ebrei 62.

  • Il IV Concilio di Avignone (1209) proibì ai cristiani di trattare questioni finanziarie con gli ebrei; i canoni 3 e 4 imposero la minaccia della scomunica per questo genere di affari 63.

  • Il IV Concilio Ecumenico Lateranense (1215), canone 67, condannò i presta-soldi usurai ebrei, e proibì ai cristiani di prendere parte al loro commercio. Il canone 68 impose agli ebrei di indossare un abbigliamento che li distinguesse dai cattolici, e gli proibì di apparire in pubblico il Venerdì Santo per impedirgli di beffare i cristiani indossando abiti festivi. Il canone 69 riaffermò il divieto del Concilio di Toledo riguardante gli ebrei che volessero occupare cariche pubbliche. E infine, il canone 70 condannò quegli ebrei che, benché professassero di essersi convertiti alla fede cattolica, continuavano a praticare in segreto i riti della religione israelitica 64.

  • Il Concilio di Narbona (1227) stabilì che gli ebrei dovevano portare un segno distintivo in forma di un piccolo cerchio. Secondo J. Levi, in un articolo apparso sulla Révue des études Juives 65, il cerchio simboleggiava l'Ostia, abitualmente profanata dagli ebrei. Questo emblema venne adottato dagli ebrei ovunque, tranne che in Spagna. I Papi proposero tale simbolo per distinguere gli ebrei dai cristiani poiché «approfittando della confusione, gli ebrei si sono infiltrati nelle file cattoliche, e sarebbe difficile o impossibile perseguire quei crimini se ci fosse il sospetto o la certezza che sono stati compiuti da ebrei» 66.

  • Il Concilio Ecumenico di Basilea (1434), fra le altre misure, obbligò gli ebrei ad ascoltare i predicatori cristiani e proibì ai cattolici di partecipare alle feste ebraiche 67.

jacob frank

sabbatai zevi

menachen schneerson

Gli ebrei hanno registrato una lunga sequela di falsi messia. Ecco un'altra prova della missione unica di Nostro Signore Gesù Cristo. Da sinistra: Jacob Frank (1726-1791), Sabbatai Zevi (1626-1676) e infine Menachem Schneerson, di Brooklyn (New York), un «messia» contemporaneo, morto il 12 giugno 1994 senza adempiere alla sua presunta missione. 

 

ASSERZIONI ESTRATTE DAL TALMUD

 

talmud

 

Il Talmud è considerato uno dei libri più importanti della religione ebraica. Esso esercita una grande influenza sugli ebrei, superata solamente da quella della Toràh, l'opera che contiene i libri principali dell'Antico Testamento. Il Talmud raccoglie le dottrine, le leggi e i commentari sul giudaismo scritti dai rabbini più significativi della Storia. Quelle che seguono sono alcune delle numerose asserzioni contenute nel Talmud:

 

«1º - Le anime degli ebrei hanno il privilegio di essere una parte di Dio stesso. Le anime degli altri popoli della Terra provengono del diavolo e sono simili a quelle dei bruti [...].

5º - Aspettando la venuta del Messia, gli ebrei vivono in uno stato di guerra continua contro tutti gli altri popoli. Quando la vittoria sarà definitiva, i popoli accetteranno la fede ebraica, ma i cristiani non parteciperanno a questa grazia; al contrario, essi saranno interamente sterminati, poiché provengono dal diavolo [...][...].

8º - Solo gli ebrei sono degli uomini; le altre nazioni sono solamente delle varietà di animali. Il cane è meglio del non-ebreo. I non-ebrei non solo sono dei cani, ma degli asini. Le anime dei non-ebrei provengono dallo spirito impuro, e le anime d'Israele provengono dallo spirito di Dio.

9º - I non-ebrei sono stati creati solamente per servire gli ebrei giorno e notte, senza deviare dal loro servizio.

10° - É proibito all'ebreo di lodare la scienza o la virtù di un cristiano.

11° - Non è giusto usare misericordia verso i nemici [...].

14° - L'ebreo può essere ipocrita con il non-ebreo [...].

16° - Dio ha dato ogni potere agli ebrei sui beni e sul sangue di tutti i popoli.

17° Un non-ebreo che ruba ad un ebreo, anche se fosse meno di un obolo, deve essere messo a morte. Invece, è permesso ad un ebreo di fare del male ad un non-ebreo. Spogliare un pagano è una cosa permessa [...].

19° - Puoi ingannare uno straniero e puoi esercitare l'usura su di lui [...].

21º - Colui che ama un cristiano odia il suo Creatore [...].

23° - Sterminate il migliore dei non-ebrei. Togliete la vita al più onesto degli idolatri.

24° Se un pagano cade in una fossa, si deve chiudere la fossa con una pietra, e si devono rendere vani tutti i mezzi che può usare per uscirne. Quando lo si vede cadere in un fiume o in pericolo di morte, non si deve salvarlo. Maimonide insegna di colpire a morte tutti i non-ebrei quando se ne ha la possibilità. È giusto sterminare con la propria mano tutti gli eretici; colui che sparge il sangue del goy offre un sacrificio a Dio [...].

Quelli che negano l'insegnamento d'Israele, e in particolare quello riguardante gli adepti del Nazareno, devono essere messi a morte, ed è sempre una buona opera ucciderli: se non è possibile, si deve cercare l'occasionare per causare la loro morte. Ma colui che uccide un'anima d'Israele sarà giudicato come se avesse ucciso il mondo intero».

 

(cfr. Mons. H. Delassus, La conjuration antichrétienne, vol. III, pagg. 1125-1128).

 

cardinale kasper - talmud

Marzo 2006, Brooklyn (New York): il rabbino Zevulun Charlop e il

Cardinale Walter Kasper mostrano con orgoglio una copia del Talmud.

 

Padri, Dottori, Santi, e scrittori cattolici «condannati» da Giovanni Paolo II

 

I seguenti autori – un elenco che annovera alcuni Dottori della Chiesa – criticarono l'assalto furioso degli ebrei contro la fede cattolica. Anche essi sono stati inclusi nell'«anatema» scagliato da Giovanni Paolo II:

  • Dalle origini del cristianesimo all'Editto di Milano (313): San Giustino, in Dialogus cum Tryphone; Tertulliano, in Adversus Judæos; San Cipriano, in Testimonia ad Quirinus; Pseudo-Cipriano, in De montibus Sina et Sion e in Adversus Judæos; Novaziano, in De cibis Judaicis; Celso, in Ad Vigilium Episcopum de Judaica incredulitate; De solemnitatibus sabbatis et neomeniis. Anche Sant'Ireneo, Origene, Commodiano, Aristone di Pella, Mistiade, San Cesario di Antiochia, Teodoto di Ancyra, Zefiro Artapano (un ebreo convertito) 68.

  • Dal 313 al 1100: In Oriente: Eusebio; San Gregorio di Nissa, San Giovanni Crisostomo; San Basilio di Seleucia; Sant'Anastasio di Gerusalemme; Sant'Efrem, Sant'Isidoro di Pelusio; Teodoro Abucara; Eusebio di Emesa; San Cirillo di Alessandria; Teodoreto di Ciro; Girolamo di Gerusalemme; Leonzio di Neàpoli (Cipro); Stefano di Bostra. In Occidente: San Leone Magno; Evagrio Pontico, in Altercatio Simionis Judæi et Theophili Christiani; San Sidonio Apollinare, in De altercatione Ecclesiæ et synagogæ dialogus; San Girolamo; Sant'Ambrogio; Sant'Agostino, in De Fide Catholica ex Veteri et Novo Testamento contra Judæos and Adversus quinque hæreses; Severo di Minorca; San Massimo di Torino; Cassiodoro; San Gregorio Magno; San Bruno di Würzburg; Sant'Isidoro di Siviglia, in De Fide Catholica contra Judæos; Sant'Ildefonso di Toledo; San Giuliano di Toledo; Paolo Alvaro di Cordoba; Sant'Agobardo di Lione, in De Judaicis superstitionibus, X; De insolentia Judæorum, IV; Amolone di Lione, in Contra Judæos; Rabano Mauro; Fulberto di Chartres; San Pier Damiani.

  • Dal 1100 al 1500: Oddone di Cambrai; Gilberto Crispino; Guiberto di Nogent; Ruperto di Deutz; Pietro il Venerabile, in  Adversus Judæorum inveteratam duritiam; Riccardo di San Vittore, in De Emmanuele, vol. II; Inghetto Contardo; Gautier de Chatillon e Baudoin de Valenciennes; Alano di Lilla, in De Fide Catholica; Guglielmo d'Alvernia; Sant'Alberto Magno; San Tommaso d'Aquino, in  De regimine Judæorum ad ducissam Brabantiæ; Summa Theologiæ, III, q. 47, a.5-6; Ramòn Martì, in Pugio Fidei adversus Mauros et Judæos; Porchetto Salvago; Nicolas de Lyre; Lauterio de Batineis; Bernardo Oliver; Jean de Baconthorpe; Paolo di Venezia; Stephan Bodiker, Vescovo di Brandeburgo; Juan de Torquemada; Pietro Giorgio Schwartz; Sant'Antonino di Firenze, in Dialogus discipulorum Emauntinorum cum Peregrino; Paolo Morosini, in De æterna temporalique Christi generatione; Pedro de Brutis, in Victoriæ adversus Judæos, ecc... Inoltre, molti scrittori ebrei che si convertirono alla fede cattolica hanno segnalato gli errori della Sinagoga: R. Samuel de Fez, De adventu Messi145 (PL 149, 337-368); Pedro Alfonso, Dialogi (PL 1.157, 535-572); Hermann (Giuda di Colonia), De sua conversione (PL 1.170, 805-836); Guillaume de Bourges, Paul Christiani e Jerome de Santa Fe, Tractatus contra Judæorum perfidiam; Paul de Bonnefoy, Liber Fidei; Paulo de Burges o de Santa Maria, Scrutinium Scripturarum; Alphonso de Spina, Fortalitium Fidei; Pedro de la Caballeria, Zelus Christi, ecc...

  • Dal 1500 ai nostri giorni: cito solamente alcune tra le tantissime opere che attestano la perfidia ebraica contro la Chiesa: J. L. Vives, De veritate Fidei Christianæ; P. Du Plessis-Mornay, Traité de la verité de la Religion Chrétienne; P. Charron, Les trois vérités contre tous les athées, idolâtres, Juifs...; H. Grotius, De veritate Religione Christianæ; Bossuet, Discours sur l'Histoire Universelle; J. Bartolocci, Bibliotheca magna rabbinica; P. L. B. Drach, Lettres d'un rabin converti aux Israélites ses frères; J. M. Bauer, Le Judaïsme comme preuve du Christianisme; P. Loewengard, La splendeur Catholique - du Judaïsme à l'église 69.

giovanni paolo II - b'nai b'rith

Il 22 marzo 1984, un Giovanni Paolo II soddisfatto ha ricevuto i rappresentanti dell'organizzazione

massonica ebraica B'nai B'rith di New York. Egli disse loro: «È una riunione tra fratelli».

 

Anche il precedente Codice di Diritto canonico è stato «condannato» da Giovanni Paolo II

 

Le prescrizioni riguardanti gli ebrei contenute nel precedente Diritto canonico, che sarebbero cadute sotto il suo «anatema», possono essere riassunte come segue:

 

1. Gli ebrei non possono avere servi cattolici, né impiegare domestiche cattoliche nelle loro case o famiglie. I cattolici non possono accettare un lavoro fisso e remunerato nelle case ebraiche;
2. In modo particolare, le donne cattoliche non possono accettare il lavoro di balie nelle famiglie ebraiche;
3. In caso di malattia, i cattolici non possono ricorrere a medici ebrei e usare farmaci preparati da mani ebraiche;
4. Ai cattolici è vietato, sotto pena di scomunica, vivere con gli ebrei.
5. Agli ebrei dev'essere impedito di occupare incarichi pubblici che darebbero loro autorità sui cattolici;
6. Ai cattolici è vietato frequentare matrimoni ebraici e prendere parte alle loro feste;
7. I cattolici non possono invitare gli ebrei per i pasti e non possono accettare inviti da parte loro 70.

 

martini - in ginocchio davanti agli ebrei 

«In ginocchio davanti agli ebrei». Questo fu l'ordine imperativo imposto ai cattolici

dal Cardinale Carlo Maria Martini, Arcivescovo di Milano. Un atteggiamento diametralmente opposto

all'insegnamento bimillenario della Chiesa cattolica (cfr. La Repubblica, del 24 settembre 1997).

 

Conclusione
 

nostra aetateSi suppone che questi innumerevoli Pontefici, Concilî, Padri, Dottori e Santi della Chiesa cattolica, così come le norme contenute nel Diritto Canonico a riguardo degli ebrei, siano tutti stati «scomunicati» da Giovanni Paolo II quando egli ha affermato che «chiunque» avesse combattuto gli ebrei in «ogni tempo» sarebbe stato colpevole. Scagliando l'anatema nella sua Allocuzione, Giovanni Paolo II ha evocato una «tradizione» assai recente, come egli stesso ha notato: quella del Concilio Vaticano II e della sua Dichiarazione Nostra Ætate, e l'esempio di Giovanni XXIII (1881-1963). Riguardo a quest'ultimo, Giovanni Paolo II ha dichiarato: «L'eredità che vorrei adesso raccogliere è appunto quella di Papa Giovanni, il quale una volta, passando di qui – come or ora ha ricordato il Rabbino capo – fece fermare la macchina per benedire la folla di ebrei che uscivano da questo stesso Tempio» 71. Ma la «tradizione» del Concilio e il solo esempio di Giovanni XXIII non reggono di fronte al peso di una Tradizione bimillenaria e dell'insegnamento cattolico. Al contrario, la sua opposizione intenzionale al Magistero della Chiesa sembrerebbe definire una rottura con quell'insegnamento. In questo caso, Giovanni Paolo II è sembrato chiaramente voler rompere con la Tradizione del Magistero Ordinario Universale. Affrontando questa evidente contraddizione, il fedele cattolico è obbligato a chiedersi: Chi ha ragione? É la Chiesa che per gravi ragioni di natura teologica è stata vigilante per 2.000 anni contro l'ostilità della Sinagoga? Oppure è stato Giovanni Paolo II che, ignorando quella saggia base, si è recato in sinagoga e, senza alludere minimamente agli antichi errori ebraici, ha iniziato a difenderli e a condannare la condotta precedente della Chiesa e il suo insegnamento ininterrotto su tale questione?

 

 

SECONDA PARTE

ANALISI DELL'ALLOCUZIONE

DI GIOVANNI PAOLO II

 

Per analizzare il profondo significato della visita di Giovanni Paolo II alla sinagoga, è necessario guardare da vicino l'Allocuzione che ha tenuto in quel luogo. Ecco il nucleo di quel discorso:

 

giovanni paolo II - elio toaff«L'odierna visita vuole recare un deciso contributo al consolidamento dei buoni rapporti tra le nostre due comunità, sulla scia degli esempi offerti da tanti uomini e donne, che si sono impegnati e si impegnano tuttora, dall'una e dall'altra parte, perché siano superati i vecchi pregiudizi e si faccia spazio al riconoscimento sempre più pieno di quel "vincolo" e di quel "comune patrimonio spirituale" che esistono tra ebrei e cristiani [...]. È questo l’auspicio che già esprimeva il paragrafo nº 4, che ho ora ricordato, della dichiarazione conciliare Nostra Ætate 72 sui rapporti tra la Chiesa e le religioni non cristiane. La svolta decisiva nei rapporti della Chiesa cattolica con l'ebraismo, e con i singoli ebrei, si è avuta con questo breve ma lapidario paragrafo. Siamo tutti consapevoli che, tra le molte ricchezze di questo nº 4 della Nostra Ætate, tre punti sono specialmente rilevanti. Vorrei sottolinearli qui, davanti a voi, in questa circostanza veramente unica. Il primo è che la Chiesa di Cristo scopre il suo "legame" con l'ebraismo "scrutando il suo proprio mistero". La religione ebraica non ci è "estrinseca", ma in un certo qual modo, è "intrinseca" alla nostra religione. Abbiamo quindi verso di essa dei rapporti che non abbiamo con nessun'altra religione. Siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, si potrebbe dire i nostri fratelli maggiori. Il secondo punto rilevato dal Concilio è wojtyla - toaffche agli ebrei, come popolo, non può essere imputata alcuna colpa atavica o collettiva, per ciò "che è stato fatto nella passione di Gesù". Non indistintamente agli ebrei di quel tempo, non a quelli venuti dopo, non a quelli di adesso. È quindi inconsistente ogni pretesa giustificazione teologica di misure discriminatorie o, peggio ancora, persecutorie. Il Signore giudicherà ciascuno "secondo le proprie opere", gli ebrei come i cristiani (Rm 2,6). Il terzo punto che vorrei sottolineare nella dichiarazione conciliare è la conseguenza del secondo; non è lecito dire, nonostante la coscienza che la Chiesa ha della propria identità, che gli ebrei sono "reprobi o maledetti", come se ciò fosse insegnato, o potesse venire dedotto dalle Sacre Scritture, dell'Antico come del Nuovo Testamento. Anzi, aveva detto prima il Concilio, in questo stesso brano della Nostra Ætate, ma anche nella costituzione dogmatica Lumen gentium (Lumen gentium, § 6) [...]. Su queste convinzioni poggiano i nostri rapporti attuali. Nell'occasione di questa visita alla vostra Sinagoga, io desidero riaffermarle e proclamarle nel loro valore perenne. È infatti questo il significato che si deve attribuire alla mia visita in mezzo a voi, ebrei di Roma» 73.

 

Mi si permetta ora di analizzare le principali asserzioni di Giovanni Paolo II, enfatizzate in grassetto.

 

«Un deciso contributo [...] perché siano superati i vecchi pregiudizi»

 

Cosa intendeva dire Giovanni Paolo II con «vecchi pregiudizi» quando affermò che stava seguendo l'esempio di coloro che avevano cercato di superare tali pregiudizi? Per meglio comprendere il pensiero soggiacente di Karol Wojtyla, passerò in rassegna i possibili significati di questa espressione.

 

Un pregiudizio razziale?

 

Egli non intendeva certamente assimilare le antiche condanne ecclesiastiche del giudaismo talmudico alle teorie spurie del nazismo sul pregiudizio razziale. L'elevata motivazione religiosa sulla quale la Chiesa di Nostro Signore ha basato la sua opposizione ai seguaci di Anna e Caifa non permette alcun genere di analogia con il razzismo nazionalsocialista. Anche coloro che si sono entusiasmati per la visita pontificia alla sinagoga hanno scartato tale ipotesi assurda.

 

Ad esempio, in un articolo apparso su La Civiltà Cattolica, il già citato Padre De Rosa ha scritto: «Il "lungo periodo" di questo antisemitismo cristiano – che fu basato principalmente su motivi religiosi e che non dovrebbe essere confuso con l'antisemitismo moderno, che culminò nell'"Olocausto" 74, fu causato da ragioni economiche, nazionaliste e razziali piuttosto che da motivazioni religiose, anche se la propaganda nazista ha cercato di sfruttare l'anti-giudaismo cristiano – terminò con il pontificato di Giovanni XXIII e con il Concilio Vaticano II» 75.

 

concerto in vaticano shoah

Il 7 aprile 1994, Giovanni Paolo II ha promosso un concerto in Vaticano con cantori ebrei.

Il pretesto è stato quello di ricordare le vittime della persecuzione nazista.

Karol Wojtyla era affiancato dal rabbino-capo Toaff e dal presidente italiano Oscar Luigi Scalfaro

(cfr. Il Corriere della Sera, dell'8 aprile 1994).

 

  Pregiudizi congeniti o emotivi?

 

Avendo scartato l'ipotesi che i «vecchi pregiudizi» abbiano avuto un carattere razziale, ci si potrebbe chiedere se Giovanni Paolo II si riferiva al pregiudizio congenito o emotivo presente nella Chiesa cattolica contro gli ebrei, slegato da questioni di fede. La Storia ha registrato obiettivamente i fatti che hanno avuto luogo nelle relazioni tra la Chiesa cattolica e la Sinagoga. E anche se tali fatti possono scontentare la corrente progressista, ciò non cambia la loro essenza.

 

«Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriaæ, magistra vitæ, nuntia vetustatis» («La storia è vera testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell'antichità») 76. Analizzando i fatti della Storia, si scoprono molti più «vecchi pregiudizi» da parte degli ebrei contro cattolici piuttosto che il contrario. L'odio continuo degli ebrei per i cattolici ha generato persecuzioni dirette e indirette. Mi si permetta di elencare diversi fatti registrati dalla Storia di persecuzioni di entrambi i generi.

 

Persecuzioni dirette degli ebrei contro i cattolici

  • Gli ebrei non cessarono mai di complottare contro la fede cattolica fin dal crimine di deicidio. Furono loro chi istigarono la prima persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme arrestando San Pietro (At 12, 3), lapidando Santo Stefano (At 7, 54-58) e decapitando San Giacomo Maggiore (At 12, 1-2). Essi ordinarono che gli Apostoli venissero frustati (At 5, 40) e inviarono Saulo a perseguitare i discepoli a Damasco (At 8, 3). Dopo la conversione di San Paolo, essi lo perseguitarono con calunnie e istigarono rivolte contro lui (At 13, 50; 17, 5). Nell'anno 65, essi lo trascinarono fuori dalla città di Gerusalemme per ucciderlo. L'Apostolo dei Gentili fu salvato dal tribuno pagana Lisia che, per liberarlo dalle mani degli ebrei infuriati di Gerusalemme, ordinò che fosse frustato e lo spedì scortato da una guardia a Cesarea (At 24, 7).

  • San Paolo stesso riporta la testimonianza di questo odio integrale diretto contro di lui quando scrive che «(i giudei) hanno perfino messo a morte il Signore Gesù e i profeti, e hanno perseguitato anche noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini» (1 Ts 2, 14).

  • Appena la Chiesa nascente iniziò ad affacciarsi su Roma, gli ebrei locali tentarono di soffocarla nel sangue dei primi cristiani. Roma venne bruciata nell'anno 64. Se furono gli ebrei o i pagani ad ordinare il rogo di Roma durante il regno di Nerone è un mistero oggetto di dibattiti anche ai nostri giorni. Ma quelli che trassero maggior profitto furono principalmente gli ebrei che riuscirono ad influenzare l'imperatore 77. Il fuoco servì come pretesto per dare via alle sanguinose persecuzioni degli imperatori pagani contro i primi cristiani 78.

  • Fin dall'anno 70 d. C., con la caduta di Gerusalemme presa dalle truppe di Vespasiano e di Tito, gli scritti dei rabbini divennero più violenti e ostili verso i cristiani 79.

Sopra: Gerusalemme assediata e saccheggiata dalle truppe di Vespasiano e Tito nel 70 d. C.

  • Negli anni 132-135, durante l'insurrezione degli ebrei di Gerusalemme guidata da Simon Bar Kokheba contro il potere romano, i cristiani furono brutalmente perseguitati dagli accoliti di questo falso messia 80. In tutto l'impero, le sinagoghe divennero i punti focali della persecuzione. Questo fatto è espresso nel famoso detto di Tertulliano: «Synagogæ Judæorum fontes persecutionum»La sinagoga degli ebrei è la fonte delle persecuzioni») 81.

  • Nell'era della Chiesa dei Martiri, gli ebrei furono quasi sempre fra quelli che incitarono i massacri di cristiani. Secondo la Lettera della Chiesa di Smirne (vedi i cap. XII e XIII), una cronaca del martirio di San Policarpo scritta da un fedele, gli ebrei ebbero un ruolo importante nel provocare l'esecuzione del Santo 82, martirizzato il 23 febbraio dell'anno 155, il giorno del grande sabato. Quando il Vescovo martire fu condannato ad essere bruciato, la folla tumultuante e indisciplinata si affrettò ad accumulare la legno per il rogo, e «come era loro costume, gli ebrei furono quelli che mostrarono il più grande entusiasmo in questo compito» 83.

  • Durante la persecuzione di Decio, nel 250, sempre in Smirne, San Pionio e i suoi compagni Sabina e Asclepiade vennero mandati dianticristianesimo ebraico fronte al giudice nell'anniversario del martirio di San Policarpo. Un gran numero di ebrei vennero a reclamare la morte dei cristiani che si rifiutarono di apostatare. Essi urlavano: «Queste persone hanno già vissuto troppo a lungo» 84.

  • San Callisto, Papa dal 217 al 222, fu un'altra illustre vittima dell'odio ebraico nei primi anni della Chiesa. Ex schiavo, San Callisto aveva fatto un po' di affari senza successo per conto del suo padrone, e aveva cercato aiuto tra i suoi creditori, fra cui degli ebrei. Questi ultimi lo denunciarono come cristiano all'autorità pagana. Il prefetto lo fece flagellare e lo condannò ai lavori forzati nelle miniere della Sardegna 85.

  • Nella sua opera Contra Celsum (VI, XXVII), Origene afferma con certezza che gli ebrei facevano circolare certe calunnie che erano malauguratamente fatali ai cristiani. Secondo questo Padre della Chiesa, gli ebrei avevano diffuso la diceria secondo cui i cristiani mangiavano bambini decapitati durante le loro riunioni notturne nelle Catacombe 86.

  • L'imperatore Giuliano l'Apostata trovò i suoi migliori alleati tra gli ebrei durante la sua guerra personale contro Nostro Signore Gesù Cristo. Diceva San Gregorio Nazianzeno che «l'odio inveterato degli ebrei per i cristiani fu ciò che li spinse ad aiutare il tiranno» 87.

  • Eusebio riferisce come l'imperatore Costantino il Grande, in una lettera sulla celebrazione della Pasqua, rievocò le implacabili persecuzioni degli ebrei contro i cristiani scrivendo: «Non c'è nulla in comune tra noi e la feccia ostile degli ebrei» 88.

  • L'odio ebraico per i cristiani fu presente anche in Oriente. Secondo gli Atti di San Simeone Bar Sabba'e, Patriarca di Seleucia, che morì nel 341 89, la persecuzione dei cristiani attuata da re Sapore in Persia a metà del IV secolo fu istigata dagli ebrei, «questi nemici perpetui dei cristiani che sono sempre presenti nei periodi turbolenti, costanti nel loro odio implacabile e privi di esitazioni quando si tratta di accusare calunniosamente».

  • All'inizio del V secolo, gli ebrei di Alessandria alimentarono un'eruzione di violenza contro i cristiani 90.

  • In Nord Africa, durante il V e VI secolo, i cristiani etiopici che si erano stabiliti a Nedjran e Saphar furono vittime del furioso odio ebraico. Un evento sintomatico ebbe luogo nell'anno 523, quando Dhū Nuwās, capo degli himaryti, ebreo di religione, mise a ferro e fuoco l'intera regione, prese Saphar, massacrò il clero cattolico e i soldati della guarnigione locale, e trasformò la chiesa in una sinagoga. In seguito, egli assediò anche Nedjran, dove accettò la resa degli abitanti. Poi, violando le sue promesse, ordinò che tutti i cristiani fossero uccisi 91.

  • Nell'anno 608, gli ebrei di Antiochia, approfittando dell'invasione della Siria da parte delle truppe di Bonosio – attaccarono i cristiani, uccisero un gran numero di loro e bruciarono i loro cadaveri. Secondo lo storico ebreo Heinrich Graetz (1817-1891), essi torturarono il Patriarca Sant'Anastasio con sofisticata crudeltà trascinandolo per le strade della città prima di assassinarlo 92.

  • Circa a metà del VII secolo, gli ebrei persuasero il Califfo Omar, che dominava Gerusalemme, ad abbattere tutte le croci della città, e specialmente quella sul Monte degli Ulivi 93.

  • Nella Penisola iberica, gli ebrei collaborarono con i musulmani nella conquista della Spagna visigota 94.

  • Nel 723, in Siria, un editto del Califfo Yezid ordinò la distruzione di tutte le immagini cristiane «nei loro templi, chiese o case». Secondo un rapporto del monaco Giovanni, al II Concilio di Nicea, il Patriarca Niceforo di Costantinopoli affermò che era stato un ebreo di Tiberiade a suggerire a Yezid di prendere quelle misure, promettendogli un lungo regno se avesse agito in quel modo. Nonostante quella «profezia», il Califfo Yezid morì un anno dopo aver pubblicato questo editto 95.

  • Agli inizi dell'XI secolo, gli ebrei di Orleans, in Francia, inviarono in tutta fretta una lettera al Sultano Hakem - che in seguito venne in possesso dei Luoghi Santi - «informandolo» che gi eserciti cristiani sarebbero presto sbarcati per riconquistare Gerusalemme. Questa storia falsa provocò l'ira del Sultano, il quale fece distruggere la Chiesa del Santo Sepolcro e ruppe l'accordo che permetteva ai pellegrini cattolici di visitare la Terra Santa 96.

Le notizie di questo insidioso intrigo ebraico e le conseguenti profanazioni in Terra Santa da parte dei mori generarono comprensibilmente un'ondata di indignazione religiosa in tutta l'Europa. Ci furono delle esagerazioni in questa reazione contro i mori e gli ebrei? Probabilmente sì. Ma i primi da biasimare per gli eccessi furono gli autori di quel crimine profanatorio - i musulmani - e il loro «informatori» ebrei, piuttosto che puntare il dito unicamente su coloro che cercarono di difendere i diritti della loro fede insultata. Attribuire tale reazione religiosa ad una fobia congenita o emotiva sarebbe una grossolana semplificazione. Con questo ultimo episodio chiuderò questo breve excursus di odio ebraico nei confronti della santa Chiesa espresso attraverso persecuzioni dirette nei primi undici secoli della Storia della Chiesa. La Storia ha registrato anche persecuzioni indirette istigate dagli ebrei contro cattolici. Alcune delle più famose verranno presentate di seguito.

 

san simonino da trento

Un gruppo ligneo custodito nel Museo Diocesano di Trento che rappresenta un gruppo di ebrei

che infliggono torture a San Simonino Unverdorben, o San Simon da Trento. Secondo affidabili

documenti storici, Simonino, un bambino di trenta mesi, fu rapito e assassinato a Trento

da sette ebrei nel corso di un rituale religioso in occasione della Pesàh del 1475. Il corpo mutilato

del bambino fu trovato in una fognatura, e trasportato nella Chiesa di San Pietro dov'è

rimasto fino al Concilio. Nel 1584, San Simonino fu introdotto nel martirologio romano.

Nel 1588, Papa Sisto V approvò un Ufficio Divino speciale e una Messa in onore di San Simonino.

Nel 1965, Paolo VI rimosse San Simonino dall'elenco di Santi. Ciononostante, il culto del piccolo Santo

continua ad essere molto popolare a Trento (cfr. Historia, ottobre 1991).

 

 

seconda parte

 

banner crisi della chiesa

 

NOTE

 

1 Traduzione dall'originale inglese Is the Catholic Church Becoming a Branch of the Synagogue?, a cura di Antonio Casazza. Scritto reperibile alla pagina web

http://www.traditioninaction.org/HotTopics/a028htJPII_VisitToSynagogue1986.htm

2 Cfr. P. G. De Rosa s.j., «Ebrei e cristiani "fratelli" nel "fratello" Gesù», in La Civiltà Cattolica, del 3 maggio 1986, pag. 261.

3 Ibid., pag. 260.

4 Cfr. Il Giornale, del 13 aprile 1986; il quotidiano ha citato Padre Giovanni Caprile nel suo articolo «Il Papa al tempio ebraico di Roma», apparso su La Civiltà Cattolica, del 3 maggio 1986, pag. 267.

5 Cfr. La Civiltà Cattolica, del 3 maggio 1986, pag. 264.

6 Così la Radio ufficiale israeliana; cit. in La Civiltà Cattolica, del 3 maggio 1986, pag. 265.

7 Cfr. L'Osservatore Romano, del 14-15 aprile 1986, pag. 5.

8 Ibid.

9 «Giovanni Paolo II ha ricevuto un'ovazione quando ha fatto allusione alla presunta colpa della Chiesa dovuta al suo atteggiamento verso il giudaismo per tutto il corso della Storia» (cfr. C. De Lucia, «Cari amici e fratelli ebrei e cristiani...», in L'Osservatore Romano, del 14-15 aprile 1986, pag. 5.

10 Cfr. Giovanni Paolo II, «Allocuzione alla sinagoga di Roma», in L'Osservatore Romano,  del 14-15 aprile 1986, pag. 4.

11 Cfr. Dictionnaire Apologetique de la Foi Catholique, col. 1726. 11.

12 Cfr. Epistulæ IX, CIX, CX, III, XXXVIII; in Dictionnaire Apologetique de la Foi Catholique, col. 1744.

13 Cfr. R. Aigrain, L'Espagne chrétienne, Fliche & Martin, in Histoire de l'église despuis les origins jusqu'à nos jours, Bloud & Gay, Parigi 1946-1960, vol. V, pag. 246.

14 Cfr. A. Dumas, Le sentiment religieux et ses aberrations, vol. VII, pag. 463.

15 Vedi anche le lettere del 16 gennaio 1205 al re di Francia, e del 10 gennaio 1208 al Vescovo di Auxerre.

16 Cfr. A. Fliche, La réforme de l'église, Fliche & Martin, in Histoire de l'église, vol. X, pag. 142.

17 Cfr. F. Vernet, Juifs et Chrétiens, in Dictionnaire Apologetique de la Foi Catholique, col. 1691; C. Thouzellier, L'enseignement et les universités, Fliche & Martin, Histoire de l'église, vol. X, pagg. 379-380.

18 Cfr. F. Vernet, op. cit.

19 Cfr. Registres d'Innocent IV, vol. I, nº 682, Potthast, 11376, Chartularium, nº 131, ibid. vol. I, nn. 173, 178; Saint Louis et Innocent IV, pagg. 302-6, in C. Thouzellier, L'enseignement et les universités, pag. 380.

20 Cfr. F. Vernet, op. cit., col. 1739.

21 Ibid., col. 1692.

22 Ibid.

23 Ibid.

24 Ibid., col. 1740.

25 Ibid., col. 1728.

26 Cfr. B. Llorca, Bulario Pontificio de la Inquisición Española, Pontificia Università Gregoriana, Roma 1949, pagg. 106-108.

27 Cfr. Arm. XXXIX, vol. XXXI, 1518, nº 48; e al Doge, Arm. XL, vol. III, nº 331, Archivi Segreti Vaticani; cit. in L. Pastor, Historia de los Papas, vol. VIII, pag. 350.

28 Cfr. Bull. VI, pagg. 482-483; cit. in L. Pastor, op. cit., vol. XIII, pag. 208.

29 Cfr. Bull. VI, pag. 498; cit. in L. Pastor, op. cit., vol. XIV, pagg. 234-235.

30 Vedi il rapporto su tale questione in Révue des Études Juives, XX, 68; Masio, Letters, 515; Berliner, II, 2, 7; Rodocanachi, 40-42.; vedi anche Lettere di Sant'Ignazio, V, pagg. 288-289; cit. in L. Pastor, op. cit., vol. XIV, pag. 236.

31 Cfr. Caracciolo, Vita, 4, 11; Erler, Arquivo de Direito Canônico, L III, 49; Reusch, I, 48; Vogelstein-Rieger, II, 156-7; Berliner, II, 2, 8-9; vedi anche Censura y confisco de los libros judios en los Estados da la Iglesia, Francoforte, 1891; cit. in L. Pastor, op. cit., vol. XIV, pag. 239.

32 Cfr. F. Vernet, op. cit., col. 1693.

33 Cfr. Bull. Rom. VII, pag. 740; cit. in L. Pastor, op. cit., vol. XVII, pag. 301.

34 Cfr. F. Vernet, op. cit., col. 1712.

35 Cfr. Breve del 3 maggio 1569; cit. in  Laderchi, 1569, nº 187.

36 Cfr. L. Pastor, op. cit., vol. XVII, pag. 306.

37 Ibid., vol. XVII, pagg. 306-307.

38 Ibid., vol. XIV, pag. 281.

39 Cfr. F. Vernet, op. cit., col. 1737.

40 Cfr. L. Pastor, op. cit., vol. XIX, pag. 282.

41 Cfr. Reusch, I, 50, 333, 339, 534.

42 Vedi in Sisto di Siena (un ebreo convertito), Bibliotheca sancta, Parigi 1610, pagg. 310-3111; vedi anche l'elenco dei libri che il Papa fece distruggere a Cremona; F. Vernet, op. cit., col. 1738.

43 Cfr. L. Pastor, op. cit., vol. XXIV, pagg. 111-112.; F. Vernet, op. cit., col. 1731.

44 Cfr. Epist. V, Archivi Segreti Vaticani; cit. in L. Pastor, op. cit., vol. XXVIII, pag. 285.

45 Cfr. F. Vernet, op. cit., col. 1694.

46 Cfr. Analecta juris pontificii, Roma 1860, pagg. 1422-1423.

47 Cfr. F. Vernet, op. cit., col. 1694.

48 Cfr. Mons. H. Delassus, La conjuration antichrétienne, Desclée de Brouwer, Lille 1910, vol. I, p. V.

49 Ibid., vol. III, pag. 1157.

50 Ibid.

51 Cfr. F. Vernet, op. cit., col. 1734.

52 Cfr. Mons. H. Delassus, op. cit., vol. III, pag. 1157.

53 Cfr. R. Aigrain, L'Espagne Chrétienne; cit. in Fliche & Martin, Histoire de l'église, vol. V, pag. 238.

54 Cfr. Mons. H. Delassus, op. cit., vol. III, pagg. 1157-1158.

55 Cfr. R. Aigrain, op. cit; cit. in Fliche & Martin, op. cit., vol. V, pag. 241.

56 Ibid., pagg. 245-246.

57 Ibid., pag. 259.

58 Cfr. Mons. H. Delassus, op. cit., vol. III, pag. 1158.

59 Cfr. Terminus, canone 8, in Conciliorum Oecumenicorum Decreta, Herder, Roma 1962, pagg. 121-122.

60 Cfr. Mansi, vol. XXVIII, col. 79; cit. in A. Dumas, op. cit., in Fliche & Martin, Histoire de l'église, vol. VII, pag. 463.

61 Cfr. J. Rousset de Pina, La politique italienne d'Alexandre III et la fin du schisme; cit in Fliche & Martin, Histoire de l'église, vol. IX/II, pag. 167.

62 Cfr. Decret. II, XX, 21; F. Vernet, op. cit., col. 1744.

63 Cfr. A. Fliche, La réforme de l'église, in Fliche & Martin, op. cit., vol. X, pag. 174.

64 Cfr. Conciliorum œcumenicorum Decreta, pagg. 241-243.

65 1892, 1. XXIV.

66 Cfr. F. Vernet, op. cit., col. 1741.

67 Sessione XIX, Decretum de Iudæis et neophytis, CConciliorum Oecumenicorum Decreta, pagg. 459-450.

68 Cfr. F. Vernet, op. cit., col. 1749.

69 Ibid., col. 1751-1752.

70 Cfr. Mons. H. Delassus, op. cit., vol. III, pagg. 1161-1162.

71 Cfr. Giovanni Paolo II, «Allocuzione alla sinagoga di Roma», in L'Osservatore Romano,  del 14-15 aprile 1986, pag. 4.

72 Giovanni Paolo II si riferisce al passo di Nostra Ætate in cui si dice: «E se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo, tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli ebrei allora viventi, né agli ebrei del nostro tempo. E se è vero che la Chiesa è il nuovo popolo di Dio, gli ebrei tuttavia non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla Sacra Scrittura [...]. La Chiesa inoltre, che esecra tutte le persecuzioni contro qualsiasi uomo, memore del patrimonio che essa ha in comune con gli ebrei, e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell'antisemitismo dirette contro gli ebrei in ogni tempo e da chiunque».

73 Cfr. Giovanni Paolo II, «Allocuzione alla sinagoga di Roma», in L'Osservatore Romano,  del 14-15 aprile 1986, pag. 4.

74 La parola «Olocausto» viene spesso usata, soprattutto dai progressisti e dai media, per designare il barbaro sterminio di ebrei compiuto dal regime dal nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Questo vocabolo è divenuto una caratteristica parola-talismano, impiegata per creare un clima di compassione e di comprensione per gli ebrei, comparandoli inopportunamente ai primi martiri della Chiesa. L'uso improprio di questo termine sta nel fatto che i secondi subirono il martirio per testimoniare la vera fede cattolica, mentre gli ebrei praticano una religione falsa. Inoltre, la persecuzione intrapresa dai nazisti contro gli ebrei era di carattere razziale, mentre quella messa in atto contro i martiri cristiani era chiaramente di matrice religiosa.

75 Cfr. P. G. De Rosa s.j., «Ebrei e cristiani "fratelli" nel "fratello" Gesù», in La Civiltà Cattolica, del 3 maggio 1986, pag. 261.

76 Cfr. Cicerone, De Oratore, II, 9, 36.

77 78. L'amante favorita di Nerone, Sabina Poppea, era nota per essere molto comprensivo verso gli ebrei (cfr. Flavio Giuseppe, Vita, 3, Antiquitates iudaicæ, XVIII-XX; Tacito, Hist., I, 22, in J. Zeiller, Les premières persécutions. La législation impériale relative aux Chrétiens; in Fliche & Martin, Histoire de l'église, vol. I, pag. 290). Si pensa che gli ebrei che frequentavano il palazzo di Nerone, protetti da Poppea, abbiano denunciato i cristiano come autori del rogo criminale. Essi diffusero la calunnia secondo cui le menti dei cristiani erano piene di «idee di vendetta paradisiaca, di onflagrazione universale e di distruzione del mondo» (cfr. Duruy, Histoire des Romains, Parigi 1882, vol. IV, pag. 507; in J. Zeiller, art. cit.).

78 Nel suo Commentario sulle Sacre Scritture, Cornelio A Lapide asserisce: «La prima persecuzione intrapresa dai pagani (contro i cristiani) fu provocata dagli ebrei e attraverso gli ebrei che aizzarono i pagani contro i cristiani» (in Apocalypsim II, 9).

79 Cfr. J. Klausner, Jésus de Nazareth, pagg. 54-55; in J. Lebreton, Saint Jacques et Saint Jean; in Fliche & Martin, Histoire de l'église, vol. I, pag. 243.

80 Nella sua prima Apologia (1, 31), San Giustino afferma: «Bar Kokheba ordinò che i cristiani - e solamente i cristiani - subissero le torture più terribili se non avessero rinnegato Gesù Cristo e bestemmiano contro di Lui» (XXXI, 6; in J. Zeiller, La persecution sous les Flaviens et Antonins; in Fliche & Martin, Histoire de l'église, vol. I, pag. 310).

81 Cfr. Tertulliano, Adversus Gnosticos Scorpiace, PL 2, 166.

82 Cfr. J. B. Pereira, Epístolas dos Apóstolos e Apocalypse, p. 638.

83 Cfr. Martyrium S. Polycarpi, XII, XIII, XVII, XVIII; in F. Vernet, op. cit., col. 1658.

84 Cfr. Passio S. Pionii, III-IV, XIII-XIV, in F. Vernet, op. cit., col. 1658. Vedi anche J. Zeiller, Les grandes persecutions du milieu du IIIe. siècle et la période de paix religieuse de 260 … 302, in Fliche & Martin, Histoire de l'église, vol. II, pag. 149.

85 Cfr. J. Zeiller, Le siège romain, in Fliche & Martin, Histoire de l'église, vol. II, pagg. 405.

86 Cfr. F. Vernet, op. cit., coll. 1658-1659.

87 Cfr. San Gregorio Nazianzeno, Oratio, v. 3; in Mons. H. Delassus, La conjuration antichrétienne, vol. II, pag. 683.

88 Cfr. Eusebio, De vita Constantini, III, XVIII; in F. Vernet, op. cit., coll. 1744, 1762.

89 Cfr. F. Vernet, op. cit., col. 1665.

90 Cfr. G. Bardy, Atticus de Constantinople et Cyrille d’Alexandrie; in Fliche & Martin, Histoire de l'église, vol. IV, pag. 157.

91 Cfr. G. Bardy-L. Bréhier, L'expansion Chrétienne aux Ve et VIe siècles; in Fliche & Martin, Histoire de l'église, vol. IV, pagg. 526-527. Vedi anche Rohrbacher, Histoire Universelle de l'église Catholique, vol. V, pagg. 24-26, che narra il massacro dei cristiani di Nedjran e trascrive inviata da Dhū Nuwās (o Dunaan) allo sceicco arabo Almondar in cui si vanta di aver ucciso 280 preti cattolici, e lo invita a fare lo stesso nei suoi territori.

92 Cfr. F. Vernet, op. cit., col. 1665; L. Bréhier, Les rapports entre Rome et Constantinople..., in Fliche & Martin, Histoire de l'église, vol. IV, pagg. 73-75.

93 Cfr. L. Bréhier, L'Ekthesis, la fin du Règne et la succession d'Héraclius (638-641); in Fliche & Martin, Histoire de l'église, vol. V, pag. 141.

94 Cfr. R. Aigrain, L'Espagne Chrétienne; in Fliche & Martin, Histoire de l'église, vol. V, pagg. 260 e 266.

95 Cfr. L. Brohier, La querelle des images jusqu'au Concile iconoclaste de 754; in Fliche & Martin, Histoire de l'église, vol. V, pag. 446.dirigere

96 Raul Glaber, un cronista medievale, annota che «il diavolo ha deciso di usare la sua nazione preferita per  il veleno della sua empietà contro i servi della vera religione» (Historiæ, III, VII). Vedi anche Adhemar de Chabannes, Chronicon, III, XLVII-LII; in A. Dumas, op. cit.; in Fliche & Martin, Histoire de l'église, vol. VII, pag. 464.

 

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