| 
					
					 
					  
					
					 
					  
					di
					Daniel Raffard de 
					Brienne 1 
					  
					 
					  
						
							|   | 
								
									| 
							«Le guardie 
							tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e 
							questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto"? 
							Risposero le guardie: "Mai un uomo ha parlato 
							come parla quest'uomo"»! (Gv 
							7, 45).   
							«Quando ormai si 
							era a metà della festa, Gesù salì al tempio e vi 
							insegnava. I giudei ne erano stupiti e dicevano: "Come 
							mai costui conosce le Scritture senza avere studiato"»? 
							(Gv 7, 14-15). |  |  
					  
					Da alcuni decenni a questa 
					parte si assiste ad un tentativo di recupero di Nostro 
					Signore Gesù Cristo da parte degli ebrei, e ciò si traduce 
					paradossalmente non attraverso una cristianizzazione 
					dell'ebraismo, ma mediante una giudaizzazione del 
					cattolicesimo. Alcuni eruditi ebrei hanno iniziato a 
					riscrivere la vita di Yeshua 2. 
					Secondo essi, nato a Nazareth 3 
					in una famiglia priva di ascendenza davidica, Gesù, figlio 
					di Giuseppe e di Maria, avrebbe avuto almeno sei o sette fratelli e 
					sorelle di cui non era necessariamente il maggiore. Egli 
					avrebbe ricevuto una buona formazione religiosa, e dunque conforme 
					alla dottrina farisaica, come mostra l'episodio della 
					discussione che ebbe all'età di dodici anni con i dottori 
					nel Tempio. Adulto, Gesù si fece battezzare da Giovanni, 
					probabilmente un esseno, con il quale sarebbe entrato duramente in 
					concorrenza. Fu durante questo battesimo che Gesù ebbe la 
					rivelazione della sua missione. Egli divenne profeta; questo 
					è il motivo per cui sarebbe stato chiamato, come tanti 
					altri, Figlio di Dio o Figlio dell'uomo. Alcuni videro in 
					lui il Messia, come Giuda Iscariota che, disingannato e 
					deluso, lo avrebbe tradito. 
					  
	
		| 
							 |  
		| 
					A sinistra: 
					rabbi Yeshua, il Gesù gradito agli ebrei. A destra: 
					rabbi Kirt Schneider, un rabbino che presenta un 
					Cristo tutto ebraico in una serie di video intitolata 
					Discovering the Jewish Jesus («Scoprire il Gesù 
					ebraico»). |    
					Benché fondatore - come altri a quell'epoca - di una «eresia sèttaria»
					4, e malgrado i suoi problemi con 
					alcuni farisei estremisti, Gesù avrebbe predicato una 
					dottrina interamente presa in prestito dai grandi maestri 
					farisei, come Hillel (60 a.C.-7 d.C.), come 
					dimostrerebbero certi testi talmudici redatti molto più 
					tardivamente 5. Anche il 
					Pater Noster sarebbe derivato dal Kaddisch. La 
					condanna e la morte di Gesù sarebbe stata opera degli 
					occupanti romani e dei loro «collaboratori», poco numerosi, 
					i sadducei; i veri ebrei, i farisei, non ne avrebbero avuto 
					alcuna parte. Naturalmente, tutto ciò non concorda affatto 
					con i Vangeli. Secondo i nostri eruditi israeliti, 
					l'incorporazione massiccia tra i primi fedeli dei non-ebrei 
					(per i quali Gesù non avrebbe nutrito alcuna stima), avrebbe 
					condotto il cristianesimo ad allontanarsi dal giudaismo. 
					Dunque, i nostri eruditi si prodigano a ricostituire, 
					partendo dai testi evangelici alterati dai non-ebrei, 
					l'autentica lezione primitiva. In questo modo è possibile 
					riesumare alcune note prese da un discepolo di Gesù nel 
					Vangelo di San Giovanni «raschiate da mostruose 
					incrostazioni che secoli di teologizzazione hanno gonfiato 
					di concretizzazioni deformi» 6. 
					  
					Una volta ripuliti da queste ampollosità, i Vangeli cessano 
					di contraddire gli eruditi ebrei. In breve, questo Gesù così 
					vilipeso per secoli dagli ebrei è divenuto per gli stessi un personaggio 
					abbastanza frequentabile. In compenso, l'assai discutibile 
					esegesi ebraica infesta la Chiesa cattolica. Lo si constata 
					facilmente nelle nuove traduzioni della Sacra Scrittura, in 
					particolare nella  Traduction Œcuménique de la Bible (TOB), 
					e nei lezionari della nuova Messa, così come abbiamo 
					mostrato in un'altra opera 7. 
					Senza entrare nel dettaglio in questa sede, ricordiamo che 
					le profezie messianiche hanno subito diversi ritocchi quando 
					si applicano troppo chiaramente a Gesù Cristo. Si fà 
					aleggiare 
					il dubbio sulla nascita verginale di Cristo, sulla verginità 
					perpetua di Sua Madre, sul grado di parentela dei suoi 
					pretesi fratelli e sorelle. Si attenuano tutti i passi dove 
					viene rivelata la divinità di Cristo. 
					  
					Le falsificazioni si 
					spingono fino a voler dimostrare che Dio avrebbe scelto Gesù al 
					momento del suo battesimo per farne il suo Figlio adottivo. 
					Come abbiamo esposto altrove 8, 
					le opere di catechesi non sono da meno. Vi ritorniamo 
					unicamente per sottolineare che questa catechesi ritiene che i Vangeli 
					- di redazione piuttosto 
					tardiva - conserverebbero solamente l'interpretazione 
					soggettiva della vita di Cristo dei primi cristiani, e 
					che dunque non avrebbero un vero valore storico. In questo spirito, i racconti 
					dell'infanzia di Cristo vengono trattati con disinvoltura. 
					Ad esempio, si afferma in maniera del tutto gratuita: «Gesù visse 
					a Nazareth da buon 
					ebreo secondo la spiritualità dei farisei»; e 
					quindi Egli sarebbe stato più 
					vicino agli ebrei attuali, eredi dei farisei, che ai 
					cristiani. Se talvolta si qualifica Gesù come «Figlio di Dio», 
					lo si presenta anche come un «profeta»; nondimeno, si insiste sulla 
					Sua 
					umanità senza affermare mai chiaramente la Sua divinità. 
					  
	
		| 
							 | 
							 |  
		| Rabbi
					Hillel | La TOB |  
					  
					Notiamo che nel maggio del 1986, un gruppo misto di lavoro ebraico-cattolico ha pubblicato negli Stati Uniti alcune linee 
					direttive per la catechesi, redigendo una biografia di Gesù 
					il più vicino possibile alla descrizione che ne danno le 
					opere ebraiche 9. Ci si potrebbe 
					chiedere perché mai gli israeliti contemporanei ci tengono 
					così tanto a fare di Cristo un profeta ebreo quasi 
					ortodosso. La risposta è semplice. Da una parte, il 
					cristianesimo crolla se non proclama più la divinità del suo 
					Fondatore; e questa prospettiva non può dispiacere agli 
					ebrei. Dall'altra, avendo molto sofferto a causa 
					delle persecuzioni naziste, gli ebrei vorrebbero 
					neutralizzare l'antisemitismo, che essi attribuiscono all'accusa 
					di deicidio lanciata dalla Chiesa; come se i nazisti atei si 
					siano creduti i vendicatori di Cristo 10. 
					Nel 1947, a Seelisberg, in Svizzera, si tenne una conferenza 
					tra ebrei e cristiani; in quella sede, sotto l'impulso dello 
					scrittore ebreo Jules Marx Isaac (1877-1963), i cristiani 
					si assunsero tutta la responsabilità dell'antisemitismo; da 
					parte loro, gli ebrei si rifiutarono di accollarsi la 
					responsabilità dei loro testi più anticristiani
					11. 
					  
	
		| 
							 |  
		| 
					Sopra: 
					fotografia dei partecipanti ebrei e cattolici intervenuti 
					alla Conferenza di Seelisberg, nel 1947. |  
					  
					Nel 1960, 
					
					Giovanni XXIII 
					(1881-1963) accordò un'udienza a Jules Isaac e decise che il 
					Concilio avrebbe redatto una dichiarazione sugli ebrei. Questa 
					dichiarazione, Nostra Ætate, che che in seguito venne 
					estesa ad altre religioni non-cristiane, venne adottata nel 
					1964, dopo intervento del  B'nai B'rith, 
					il potente ramo ebraico internazionale della 
					
					Massoneria
					12. In questo testo, gli ebrei 
					vengono assolti da ogni responsabilità per la morte di 
					Cristo, in patente contraddizione con i racconti evangelici. 
					Fu allora che alcune proteste, accompagnate da minacce, si 
					levarono dai Paesi musulmani 13. 
					Alla fine, nel 1965 i padri conciliari adottarono un nuovo 
					testo un po' edulcorato, e il Cardinale Augustin Bea 
					(1881-1968), presidente del Segretariato per la Promozione 
					dell'Unità dei Cristiani, corse a spiegarsi a New York 
					presso le associazioni ebraiche internazionali 
					14. Tuttavia, il testo rimase più che 
					soddisfacente per gli ebrei nel punto in cui si diluisce la 
					loro responsabilità per la morte di Cristo e per il fatto 
					che si tenta di far credere che poche sono le cose separano 
					il cristianesimo dall'ebraismo; poche cose che non 
					impediscono «la conoscenza e la stima reciproca» e il
					«dialogo fraterno». 
					  
	
		| 
							 | 
							 | 
							 |  
		| Jules Marx Isaac | Giovanni 
					XXIII | Cardinale A. Bea |  
					  
					L'errore conciliare e 
					post-conciliare consiste nel considerare il giudaismo 
					moderno come una continuazione dell'Antica Alleanza e che 
					contestarlo equivale a rinnegare l'origine del 
					cristianesimo, quando in realtà la religione talmudica 
					differisce non poco dalla religione mosaica
					15, e che, soprattutto, l'Antica 
					Alleanza si è conclusa quando è subentrata la Nuova Alleanza. Si ritrova ovunque questo errore: costantemente 
					nelle proposizioni del Cardinale Jean-Marie Lustiger 
					(1926-2007), di origine ebraica, che si è spinto ben più 
					lontano; in una dichiarazione del 1973 in cui l'Episcopato 
					francese ha confuso l'ebraismo e lo Stato d'Israele
					16; o nelle affermazioni di 
					
					Giovanni Paolo II 
					(1920-2005) che 
					nel 1986 nel corso della storica visita alla sinagoga di 
					Roma ha definito gli ebrei i «nostri fratelli maggiori». 
					E così, 
					invece di cercare di convertire gli ebrei li si lascia nel 
					loro errore, come ha fatto nel 1984 il Cardinale Albert Decourtray 
					(1923-1994) 17, il quale li ha 
					incoraggiati nel loro funesto rifiuto della Buona Novella. 
					  
					Non a caso, la Commissione Pontificia per 
					le Relazioni con l'Ebraismo dipende dalla 
					Segreteria per l'Unità dei Cristiani, e non a quella per i 
					non-cristiani 18. Nel 1985, 
					questa Commissione ufficiale ha pubblicato una nota che 
					pullula di frasi scandalose e persino eretiche
					19. Basterà citarne una sola: «Occorrerebbe 
					dunque che anche noi ci assumessimo la nostra responsabilità 
					di preparare il mondo alla venuta del Messia» (sic!). 
					Si rilevano anche diverse frasi infelici in numerose 
					allocuzioni di Giovanni Paolo II 20. 
					Più spiacevole ancora è stata la famosa visita di Karol 
					Woytjla, il 26 aprile 1986, alla sinagoga di Roma: un atto 
					che tutti i Papi precedenti, da San Pietro in poi, avrebbero 
					condannato come un rinnegamento. In quel luogo, seduto sullo 
					stesso piano del rabbino capo di Roma, Giovanni Paolo II, 
					anziché invitare gli ebrei a convertirsi al cattolicesimo 
					per la loro salvezza, si è limitato, utilizzando parole 
					melliflue, a confermarli nel loro rifiuto della divinità di 
					Gesù Cristo 21. Tutti questi 
					«avvicinamenti» non impediscono che tra il cristianesimo e 
					l'ebraismo ci sia tutta la distanza che separa Nostro 
					Signore Gesù Cristo, il Redentore, il Figlio di Dio e Dio 
					stesso, da Yeshua, il sobillatore eretico. 
					  
	
		| 
							 | 
							 |  
		| Il 
					Cardinale Lustiger | Il 
					Cardinale 
					 Decourtray |  
					  
					Ma almeno 
					questi gesti di buona volontà da parte dei cattolici hanno 
					suscitato una certa reciprocità? Niente affatto! Al 
					contrario, le istanze ebraiche hanno richiesto in modo 
					pressante la chiusura del convento di suore carmelitane 
					insediato ad Auschwitz, il quale, secondo tali associazioni, 
					era insopportabile al ricordo degli ebrei morti nel lager 
					nazista. Come se numerosi cattolici - ricordiamo tra i tanti
					Padre 
					
					Massimiliano Kolbe (1894-1941) - non fossero 
					morti in quello stesso luogo. Come se la Chiesa e le sue 
					carmelitane fossero stati in qualche modo complici dei boia 
					nazisti. Questa inverosimile complicità, i Cardinali 
					Lustiger e Decourtray non solo non l'hanno smentita, ma al 
					contrario nel 1983 si sono recati ad Auschwitz «con 
					un'intenzione di pentimento» 22; 
					e nel 1987, incaricati da Roma, hanno deciso il 
					trasferimento del convento carmelitano fuori dal campo di 
					Auschwitz 23. 
					  
	
		| 
							 |  
		| 
					Sopra: il 
					monastero delle carmelitane di Auschwitz. Nel 1984, il 
					magnate canadese del whisky Seagram 
					
					
					Edgar Bronfman (1929-2013), presidente 
					del World Jewish Congress («Congresso Mondiale 
					Ebraico»), fece pressioni affinché il Carmelo e la croce 
					fossero rimossi. Nel 1989, il monastero venne portato fuori 
					dal campo, ma la croce rimase per volontà dei cattolici 
					polacchi, causando non poche proteste da parte delle varie 
					associazioni ebraiche. |  
					  
					Ancora una volta 
					si è costretti a riconoscere che l'ecumenismo è a 
					senso unico, è che da parte cattolica appaiono gravi 
					forme di sincretismo giudeo-cristiano. Non si 
					è sorpresi di ritrovare tali forme anche nel 
					
					pentecostalismo 
					cattolico. Infatti, in numerose 
					 comunità 
					carismatiche si apprendono le danze d'Israele, si studia i 
					midrash (i commenti rabbinici), e ci si accosta alla 
					lettura ebraica della Bibbia sotto la guida di maestri 
					ebrei. Nella Comunità del Leone di Giuda, si celebra 
					anche lo Shabbat, ogni venerdì sera, con canti e 
					preghiere in ebraico 24. Anche
					Rina Geftman (1914-2001), praticava diversi riti 
					ebraici. Cattolica di origine ebraica, ella aveva ricevuto 
					nel 1982 l'«effusione dello Spirito», e intorno al 1970 
					aveva fondato in Israele un centro che si dedicava alla 
					propaganda presso i cristiani del giudaismo e dello Stato 
					d'Israele. Al contrario, essa non ha mai presentato il 
					cristianesimo agli ebrei, perché stimava, come Madre Myriam 
					e il Cardinale Lustiger, che occorre vietare ogni forma di 
					proselitismo verso gli ebrei i quali, essendo stati vittime 
					di battezzati durante la Seconda Guerra Mondiale, rimangono 
					il popolo di Dio e non hanno dunque niente da  ricevere
					25. Madre Myriam (vero nome 
					Tünde Szentes de Madefalna de Kibaczon) si è spinta 
					più oltre. Fondatrice nel 1979 dell'Ordine delle Piccole 
					Sorelle dell'immacolata, essa prese improvvisamente 
					coscienza delle sue origini ebraiche e nel 1983 trasformò la 
					sua comunità nelle Piccole Sorelle d'Israele. Essa 
					impose alla sue consorelle tutti gli obblighi della 
					religione talmudica: nella cappella presero il loro posto la
					Menoràh (il candelabro a sette braccia), la Toràh 
					(i rotoli della Legge di Mosè), il tallit (lo scialle 
					da indossare durante la preghiera), e persino i riti di 
					purificazione, il rispetto dei regole per il cibo kosher, 
					le preghiere ebraiche, la celebrazione dello Shabbat, 
					ecc... Per questa strana suora, gli ebrei si sarebbero 
					mostrati più fedeli a Dio dei cristiani: «Sarebbe 
					assolutamente ignobile cercare di convertirli». I 
					cristiani avrebbero ricevuto una seconda rivelazione e la 
					loro missione riguarderebbe solo i pagani, e non gli ebrei:
					«Chi sono questi cristiani generati dal paganesimo per 
					decidere se gli ebrei devono o non devono entrare nella 
					Chiesa»? Del resto, i cristiani dovrebbero chiedere 
					perdono agli ebrei a causa delle persecuzioni antisemite. 
					Queste elucubrazioni non meriterebbero alcuna attenzione se 
					Madre Myriam non avesse ricevuto il pieno sostegno dalla 
					Gerarchia cattolica, e in particolare quella del Vescovo del 
					luogo e del suo «superiore immediato», Padre Marie-Dominique 
					Philippe o.p. (1912-2006)
					26. Nel gennaio del 1988, quando la 
					comunità della Piccole Sorelle d'Israele è stata al 
					centro di un tam tam mediatico per l'accusa di derive 
					sèttarie, il Cardinale Decourtray si è subito commosso
					27. 
					  
	
		| 
							 |  
		| 
					Sopra a 
					sinistra: la copertina dell'opera di 
					
					Emmanuel Haymann 
					Mére 
					Myriam, Petite Sœur Juive de l'Immaculée («Madre Myriam, 
					Piccola suora ebrea dell'Immacolata»; Favre, 1985); a 
					destra, la religiosa incontra Giovanni Paolo II. |    
					
					 La strana religione del 
					Cardinale Lustiger ha posto un problema molto più grave a 
					causa delle funzioni di questo porporato che in occasione 
					del conclave ha fatto parte della rosa dei Cardinali 
					«papabili». Certamente il Cardinale Lustiger non si è 
					accollato tutto il formalismo ebraico caro a Madre Myriam. 
					Ma, come questa religiosa, anch'egli sentiva, e lo diceva, 
					di rimanere ebreo pur essendo cristiano, ed elaborò teorie 
					analoghe alle sue. Alcune frasi caratteristiche estratte dai 
					suoi libri e delle sue dichiarazioni basteranno a 
					dimostrarlo 28. Per questo 
					Cardinale, la Nuova Alleanza non ha sostituito l'Antico 
					Patto: «Le Alleanze non si escludono l'un l'altra». 
					E dunque: «Il popolo ebraico è stato ed è tutt'oggi 
					erede e testimone delle promesse di Dio e della fede di 
					Abramo». Per conseguenza, «non c'è separazione tra 
					Gesù e Israele»; «Israele deve rimanere fino al 
					compimento dei tempi il testimone della promessa di Dio, con 
					la sua vocazione di figlio maggiore». Non è 
					dunque il caso di cercare di convertire gli ebrei, 
					«perché ciò non ha alcun senso, e sarebbe un'infedeltà. 
					Sia la fede ebraica che la fede cristiana sono una chiamata 
					di Dio». Il Cardinale - che si dichiara «discepolo 
					di Cristo a modo mio» (sic) - è giunto a dire: 
					«Sono ebreo. Per me, le due religioni non sono che un'unica 
					cosa. Non ho tradito quella dei miei antenati». Il 
					Cardinale ha poi precisato: «Per me, la vocazione d'Israele 
					è quella di portare la luce ai goyim (i non-ebrei). 
					Questa è la mia speranza e credo che il cristianesimo sia un 
					modo per raggiungerla». Riassumendo: «Il 
					cristianesimo è il giudaismo per i pagani». Dunque, 
					il cristianesimo non sarebbe che un giudaismo di serie B! E 
					mentre in Vaticano queste strane affermazioni non hanno 
					provocato alcuna reazione, le autorità ebraiche, che sono 
					prive della stoffa ecumenica, hanno rigettato questo 
					sincretismo giudeo-cristiano. L'ex Gran Rabbino di Francia
					Jacob Kaplan (1895-1994) ha risposto al Cardinale 
					Lustiger: «Per noi, non si può essere al tempo 
					stesso ebrei e cristiani. Bisogna scegliere». 
					Il Gran Rabbino di Lione ha fatto una dichiarazione analoga: 
					«La Diocesi di Lione dovrebbe ricordare a Madre Myriam - e a 
					Mons. Lustiger - che deve scegliere tra le due religioni. 
					Non si può essere contemporaneamente ebrei e cristiani». 
					Questi rabbini non vedono che «è l'apostasia dei 
					cristiani in favore del giudaismo che viene incoraggiata»?
					29. Non è inutile ricordare che le 
					belle preghiere dell'antico Offertorio, tanto vilipeso da 
					
					Martin Lutero 
					(1483-1546), sono state sostituite nella nuova Messa con una 
					preghiera talmudica, ossia dalla religione nata dal rifiuto 
					del Nuovo Testamento. 
					  
	
		| 
							 |  
		| 
					Sopra: il 2 
					dicembre 2013, il primo ministro israeliano Benjamin 
					Netanyahu in visita a Roma ha regalato a Francesco I una 
					Menoràh. Qualche giorno prima, nell'Enciclica 
					Evangelii Gaudium (del 24 novembre 2013), José Mario 
					Bergoglio aveva ribadito che l'Antica Alleanza con gli ebrei 
					non è mai stata revocata da Dio (§ 247). |    
					
					 
					Gesù Cristo 
					e i farisei 
					(dallo 
					sceneggiato televisivo Gesù di Nazareth, 
					di Franco 
					Zeffirelli, 1977). 
					  
					 
					  
				NOTE   
				
				1 Traduzione di un estratto (pagg. 32-37) 
				dall'originale francese «Les voies étranges de l'œcuménisme», 
				in Lecture et Tradition, nn. 149-150, luglio agosto 1989, 
				a cura di Antonio Casazza. 
				
				2 Citiamo: J. 
				Isaac, Jésus et Israël («Gesù e Israele»), 
				Fasquelle, 1948; R. Aron,
				Les années obscures de Jésus («Gli anni oscuri di Gesù»), 
				Grasset 1960; D. Flusser,
				Jésus («Gesù»), Seuil, 1970; J.
				Genot-Bismuth, 
				Un homme nommé Salut: genèse d'une hérésie à Jérusalem  
				(«Un uomo chiamato Salvezza: genesi di un'eresia a Gerusalemme») 
				ŒIL, 1986. 
				
				3 Aron ammette la nascita a Betlemme. Per il resto, i 
				nostri eruditi ritengono come storico solo l'episodio dei 
				dottori nel Tempio, perché ne hanno bisogno. 
				
				4 Questa è l'opinione che Jacqueline Genot-Bismuth 
				esprime nel suo succitato libro. 
				
				5 Il primo testo, la Mishna, è del 189 d.C., 
				poi c'è il Talmud di Gerusalemme del 396 e infine quello 
				di Babilonia del 500. 
				
				6 Cfr. J. 
				Genot-Bismuth, op. cit., nota nº 53, pag. 253. 
				
				7 L'Autore si riferisce a Traductor traditor: les 
				nouvelles traductions de l'Ecriture Sainte («Traduttore 
				traditore: le nuove traduzioni della Sacra Scrittura»), in 
				Lecture et Tradition, n° 120. 
				
				8 Vedi dello srtesso Autore «Lex credendi: la 
				nouvelle catéchèse et la foi» («La legge della fede: la 
				nuova catechesi e la fede»), in 
				Lecture et Tradition, n° 107. 
				
				9 Cfr. La Documentation catholique, luglio 
				1988. 
				
				10 Come ha dimostrato lo scrittore ebreo 
				Bernard Lazare (1865-1903) nell'opera L'antisémitisme, son 
				histoire, ses causes («L'antisemitismo, la sua storia, le 
				sue cause»; 1894), l'antisemitismo è una reazione abbastanza 
				universale ai comportamenti particolaristici, buoni o cattivi, 
				degli ebrei. 
				
				11 Cfr. La Documentation catholique, 
				luglio 1988. 
				
				12 Cfr. P. R. M.
				Wiltgen, Le 
				Rhin se jette dans le Tibre («Il Reno si getta nel Tevere»), 
				Cèdre, 1975, pagg. 164-172. 
				
				13 Cfr. La Documentation catholique, 
				luglio 1988; H. Le Caron,
				Dieu est-il antisémite? («Dio è antisemita»?), Ed. 
				Fideliter, 1987); in questa opera si menziona la visita del 
				presidente Soekarno a Giovanni XIII. 
				
				14 Cfr. L.
				de Poncins, nel 
				supplemento al nº 18 della rivista L'Ordre français, 
				1967. 
				
				15 Cfr. J.-D.
				Granville, Le 
				mystère d'Israël et la tentative de judaisation du catholicisme
				(«Il mistero d'Israele e il tentativo di giudaizzazione del 
				cattolicesimo»), AFS, supplemento al n° 66, 1985. 
				
				16 Cfr. La Documentation catholique, 
				luglio 1988. 
				
				17 Ibid. 
				
				18 Lo ha fatto notare Jean Madiran, in
				Itinéraires, n° 301, maggio 1988. 
				
				19 Cfr. Osservatore Romano, del 
				24-25 giugno 1985. Su questa nota, vedi soprattutto H.
				Le Caron, op. 
				cit.; Le Courrier de Rome, n° 64, ottobre 1985; J.-D.
				Granville, op. 
				cit. 
				
				20 Cfr. D.
				Le Roux, Pierre 
				m'aimes-tu?; J. 
				Madiran, art. cit. 
				
				21 Cfr. H.
				Le Caron, op. 
				cit., D. Le Roux,
				op. cit.; Le Courrier de Rome, nn. 70-71, 
				aprile-giugno 1986. 
				
				22 Cfr. H.
				Le Caron, op. 
				cit., pag. 119. 
				
				23 Cfr. D.
				Le Roux, op. 
				cit., pag. 118. 
				
				24 Cfr. A.
				de Lassus, Connaissance 
				élémentaire du Renouveau charismatique («Conoscenza 
				elementare del Rinnovamento Carismatico»), AFS, Parigi. 
				
				25 Così Yves Daoudal, in Itinéraires, 
				n° 302, aprile 1986. 
				
				26 Ancora Yves Daoudal, in 
				Itinéraires, n° 301, marzo 1986. 
				
				27 Fortunatamente, l'Ordine rifondato da 
				Madre Myriam è stato sciolto dal Cardinale Barbarin il 15 marzo 
				2005 (N.d.T.). 
				
				28 Sulla strana religione del Cardinale 
				Lustiger, vedi in particolare: H.
				Le Caron, op. 
				cit.; Monde et Vie, n° 429, maggio 1986; Le 
				Courrier de Rome, n° 61, giugno 1985; De Rome et d'ailleurs, 
				n° 86, aprile 1988; La Contre-Réforme Catholique, n° 163, 
				marzo 1981; Présent, n° 1492, gennaio 1988. 
				
				29 Così Michèle Reboul, in Monde et 
				Vie, n° 429, aprile-maggio 1986. 
				   
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